Melinda e Melinda (2004) è, al pari di Crimini e misfatti (1989), è una delle opere più sperimentali della carriera di Woody Allen.
A fronte di un budget sconosciuto, ha avuto un discreto riscontro al botteghino: 30 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Melinda e Melinda?
Due autori di teatro si sfidano a trovare la differenza fondamentale fra commedia e tragedia, partendo dalla stessa storia…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Melinda e Melinda?
In generale, sì.
Melinda e Melinda appare a suo modo una riflessione molto intima di Allen sulla sua carriera fino a quel momento, ricalcando dinamiche comiche ormai consolidate nella sua produzione, ma anche esplorando nuovi versanti drammatici…
…proprio alla soglia di prodotti più rivolti in questa direzione – Match Point (2005) e Blue Jasmine (2013), ma anche Scoop (2006) a suo modo – quasi come se il regista se sdoppiasse, portando in scena due tendenze opposte che sentiva in quel momento.
Melinda e Melinda prende spunto da due visioni diverse.
I due autori dibattono su quale sia il favore del pubblico, se verso la commedia o la tragedia, risolvendosi ad andare a cercare quell’elemento che effettivamente cambia il tono e il taglio di una storia, mettendola da l’una o l’altra parte.
Ma, fin da subito, la differenza di visione è quella fondamentale.
Visione
Il medesimo evento – il racconto del passato – assume un tono diverso a seconda del diverso punto di vista dell’autore: se la Melinda tragica porta in scena un doloroso monologo sul suo passato, il racconto della Melinda comica non appare per intero, ma riassunto solo nei suoi punti salienti.
Per lo stesso evento, cambia moltissimo anche la regia della scena: il monologo tragico appare particolarmente emotivo perché Melinda è l’unica protagonista della scena, mentre il racconto comico code di una visione più ampia su tutti i personaggi della scena.
Lo stesso discorso si può fare anche per il tentativo di suicidio.
Essendo un elemento proprio del racconto tragico, Max nella sua versione la abbraccia totalmente, mostrandolo come un evento inevitabile della sfortunata vita di Melinda, come ben sottolineato dalla voce fuori campo di Laurel che chiude la storia.
Al contrario, nel racconto comico, l’elemento del suicidio è relegato ad un personaggio di contorno, che sceglie di togliersi la vita in una bizzarra escalation del suo flusso di pensieri – che ha molti parallelismi col primo monologo della Melinda tragica.
E il riferimento agli stilemi classici non è casuale…
Destino
I due racconti sembrano rifarsi ai dettami classici dei due generi.
Infatti la Melinda tragica è come se fosse destinata ad avere una conclusione infelice, tanto più straziante quando nella sua vita si affaccia la possibilità di una seconda occasione relazionale, che fra l’altro gli viene sottratta da quella che credeva sua amica.
Al contrario, il racconto della Melinda comica sembra voler a tutti i costi avere una conclusione positiva, andando fortuitamente ad fare corrispondere la fine del matrimonio di Hobie con la nascita del suo interessamento per la protagonista.
Ma infine una domanda rimane…
Perché?
Perché Melinda e Melinda?
Pur non essendo la prima volta che Allen sperimenta con la metanarrativa – come nel già citato Crimini e misfatti – è la prima volta che Allen si affaccia al genere drammatico in senso stretto, ed è come se con questo film volesse riproporsi al pubblico in una veste nuova…
…e, al contempo, riflettere con sé stesso sul cinema, e chiedersi come e se potrebbe sperimentare con un racconto strettamente drammatico, arrivando alla conclusione che non sono i temi a definire il taglio di un film, ma la mano stessa dell’autore.
Non a caso, il successivo Match Point ha alla base un racconto più e più volte portato in scena da Allen…