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Mary e il fiore della strega – Una piccola storia di magia

Mary e il fiore della strega (2017) è un film diretto da Hiromasa Yonebayashi, il più giovane regista dello Studio Ghibli, che ha lavorato per anni spalla a spalla col maestro Hayao Miyazaki.

Questa pellicola non è una produzione dello Studio Ghibli, ma dello Studio Ponoc, fondato recentemente dal regista della pellicola. A fronte di un budget sconosciuto, ebbe un incasso abbastanza normale: circa 42 milioni di dollari.

Di cosa parla Mary e il fiore della strega

Mary, la protagonista della pellicola, è una ragazzina che, appena arrivata in una nuova città, deve riempire il tempo nella settimana prima dell’inizio della scuola. Ma un’avventura l’aspetta…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di guardare Mary e il fiore della strega?

Mary in Mary e il fiore della strega (2017) film diretto da Hiromasa Yonebayashi dello studio Studio Ponoc

In generale, sì.

Mary in Mary e il fiore della strega è un film adatto a tutti e che, a differenza de Il racconto della principessa splendente (2013), consiglierei per accedere al mondo dell’animazione giapponese.

Infatti, le dinamiche sono semplici e facilmente comprensibili anche per il pubblico occidentale, con dei trope piuttosto tipici anche nel nostro cinema, ma non per questo meno funzionali.

Insomma, un film leggero e intrattiene facilmente, pure con qualche interessante colpo di scena ben congegnato.

Le animazioni, come detto, sono un’ottima eredità dello Studio Ghibli e in particolare a Miyazaki: non rasentano il capolavoro come i suddetti, ma sono comunque di ottimo livello, con un character design piuttosto convincente per la maggior parte dei personaggi.

Una protagonista perfetta

Mary in Mary e il fiore della strega (2017) film diretto da Hiromasa Yonebayashi dello studio Studio Ponoc

L’undicenne Mary è una protagonista scritta a regola d’arte.

Viene dedicato il giusto minutaggio a raccontarci la sua personalità, il suo essere profondamente buona, ma anche piuttosto imbranata. In questa piccola avventura, come nei migliori racconti di formazione, riesce ad assumere maggiore consapevolezza di sé stessa e delle sue abilità, con un finale piacevole che ci lascia con un sorriso.

Al contempo, è una protagonista con cui è facile empatizzare: proprio per la sua semplicità e goffaggine, è un personaggio che appare da subito simpatico e piacevole. Inoltre, la sua fallibilità e incertezza la rende al contempo una protagonista molto accessibile, in cui, anche con importanti differenze di età, è facile immedesimarsi.

Ingenuità di scrittura

Peter in Mary e il fiore della strega (2017) film diretto da Hiromasa Yonebayashi dello studio Studio Ponoc

Il film, come anticipato, presenta importanti ingenuità di scrittura, che in parte rovinano la solidità della storia. In particolare, ci sono due cose che non funzionano del tutto: il rapporto di Mary con Peter e la backstory dei villain.

La backstory degli antagonisti è troppo poco esplorata, tanto da diventare superficiale: manca un adeguato minutaggio per raccontare la situazione di partenza, il cambiamento e il dramma che si verifica. Per come è messo in scena, sembra che Charlotte decida di portare via il fiore della strega all’improvviso, senza averci pensato prima.

Inoltre, per come te lo presenta il film, Peter dovrebbe essere una persona a cui Mary tiene tantissimo, in quanto diventa quella da salvare all’interno del film e per cui la protagonista mostra costantemente di avere un grande legame emotivo.

Tuttavia, questo stesso legame sembra un po’ nato dal nulla: manca un’adeguata costruzione che riesca a farti coinvolgere realmente con il dramma del suo rapimento.

Trigger emotivi fallimentari

Mary in Mary e il fiore della strega (2017) film diretto da Hiromasa Yonebayashi dello studio Studio Ponoc

Per questo stesso motivo, tutti i trigger emotivi legati a Peter non funzionano fino in fondo: manca appunto un racconto funzionante del rapporto con Mary per poterci far emozionare nei vari momenti di dramma che vanno a crearsi. Invece nelle scene di difficoltà più che altro si viene coinvolti dalle emozioni di Mary più per il personaggio di Mary in sé che per il suo rapporto con Peter.

Infatti il loro rapporto nasce prima come antagonista, poi vi è un piccolo momento di riconciliazione, per poi avere un altro battibecco. Dopodiché, quando si rincontrano, sembrano immediatamente legati da un profondo rapporto.

Questo è il difetto più grande della pellicola, ma che, per la poca esperienza dello studio di produzione, mi sento di perdonare.