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Nomadland – Restare liberi

Nomadland (2020) di Chloé Zhao fu uno dei film più chiacchierati del 2020, con diversi riconoscimenti, fra cui il Leone d’Oro, due Golden Globe e tre premi Oscar.

Con un budget veramente molto ridotto – appena 5 milioni di dollari – è stato tutto sommato un buon successo: quasi 40 milioni in tutto il mondo.

Di cosa parla Nomadland?

Dopo la chiusura della città mineraria in cui viveva, Fern ha scelto una vita un po’ particolare: essere una nomade.

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Nomadland?

Frances McDormand in una scena di Nomadland (2020) di Chloé Zhao

Assolutamente sì.

Nomadland non solo è un film profondo e riflessivo, ma è soprattutto una storia reale con persone reali: molti degli attori in scena non sono professionisti, ma interpretano sé stessi.

Un racconto drammatico, ma più vicino di quanto si potrebbe pensare: persone che ormai da tempo hanno rifiutato la devastante realtà immobiliare statunitense, preferendo una vita più modesta, ma anche più libera.

Frammenti di silenzio

Frances McDormand e Linda May in una scena di Nomadland (2020) di Chloé Zhao

Nomadland è scandito da momenti di silenzio, non parlati, incorniciati dai suoni dell’ambiente, con rapidi montaggi che mostrano piccole scene di quotidianità.

Il racconto di una vita non semplice, non per tutti, ma inevitabile davanti alla realizzazione di quanto sia semplice perdere la propria casa, il proprio lavoro la propria identità, e, semplicemente, scomparire.

Tanto più che Fern è una donna irreprensibile, che molti cercano di far tornare sui suoi passi, che cercano di mettere da parte, di far ritirare come una qualunque altra anziana signora.

Invece, seguendo la stessa filosofia di Swankie, la protagonista vuole rimanere libera fino alla fine, vivere una vita gratificante, sempre alla ricerca di un nuovo, indimenticabile momento da assaporare nella sua pienezza.

Una vita modesta, ma onesta

Frances McDormand in una scena di Nomadland (2020) di Chloé Zhao

Molte persone lungo la strada, anche con le migliori intenzioni, pensano di poter aiutare Fern.

E molti non capisco l’importanza della scelta di questa strana donna, che non può vivere ingabbiata in un solo luogo, in solo lavoro, non sentendosi mai veramente libera, ma limitata da un’esistenza solo apparente stabile e sicura.

E, anche se i lavori che deve fare sono molto umili, poco desiderabili, quasi umilianti, sono gli unici che permettono a Fern di essere una nomade, di essere libera e autosufficiente, di non dipendere da nessuno.

Eppure per molti sembra solo una ribellione momentanea

Non ci si ferma

Gay DeForest in una scena di Nomadland (2020) di Chloé Zhao

La vita di Fern è molto più che una vita per strada.

Infatti, la strada non è del tutto materiale, ma è più che altro una realtà estemporanea, che racconta una scelta di vita sostenuta da una comunità forte e collaborativa, in cui ci si aiuta l’un l’altro in totale armonia.

E la strada va anche oltre la vita stessa: la strada prosegue indistintamente all’orizzonte, senza che ci sia un momento per dirsi un momento in cui bisogna dirsi addio, ma solo, a presto

…ci vediamo lungo la strada.