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Si alza il vento – Vivere un sogno

Si alza il vento (2013) rappresenta l’ultimo film di Miyazaki dopo al suo temporaneo ritiro dalle scene, per poi tornare 10 anni dopo con un altro film, Il ragazzo e l’airone (2023).

La seconda avventura italiana dopo Porco Rosso (1992).

A fronte di un budget piuttosto consistente – 30 milioni di dollari – incassò piuttosto bene: 136 milioni di dollari. In Italia è stato distribuito nel 2014.

Di cosa parla Si alza il vento?

Giappone, 1918. Il giovane Jiro vorrebbe diventare pilota aeronautico, ma la sua miopia glielo impedisce. Ispirato da un sogno con protagonista il leggendario ingegnere Caproni, capisce che il suo destino sarà invece quello di progettare gli aerei…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Si alza il vento?

Joro e Caproni in una scena di Si alza il vento (2013) di Hayao Miyazaki

Assolutamente sì.

Ma…

Si alza il vento è una pellicola da approcciare con la giusta mentalità: è un film assai atipico per la produzione di Miyazaki, in cui solitamente i personaggi si muovono in ambienti fantastici o immaginari, con storie dal sapore molto avventuroso.

Al contrario l’ultima (?) opera di Miyazaki è un film drammatico con un taglio fortemente realistico, che racconta il Giappone post-bellico con un’inedita lucidità e con un protagonista che vive nei suoi sogni, ma che al contempo vive in un mondo drammaticamente reale…

ovvero quanto è pericoloso vedere questo film doppiato.

Conoscerete sicuramente la follia di Cannarsi per lo scandalo del doppiaggio Evangelion, che è stato solo lo scoppio di un problema già interno e che ha guastato negli anni la bellezza di moltissimi prodotti dello studio Ghibli.

Nel caso di Si alza il vento il pericolo è incredibilmente basso.

Non so cosa sia successo a Cannarsi nel 2013, ma incredibilmente è riuscito a proporre un doppiaggio che, al netto di certi momenti che appaiono forzati, complessivamente è un risultato ascoltabile.

In ogni caso, il mio consiglio rimane sempre lo stesso:

Non guardate i film dello Studio Ghibli doppiati e sarete per sempre al sicuro.

Il sogno…

Joro in una scena di Si alza il vento (2013) di Hayao Miyazaki

Joro è quel tipo di persona che diremmo che ha sempre la testa fra le nuvole.

Letteralmente.

La concezione onirica degli aerei, come oggetto di libertà e fantasia, gliela offre Caproni proprio all’interno di un sogno. Un luogo dove la mente può viaggiare libera, sfrenata, senza limiti, dove tutto si crea e si distrugge in un attimo…

E sempre lì che Joro concepisce il mezzo perfetto, capace di rivaleggiare con quelli oltreoceano, semplice ma esemplare: l’aereo non come strumento commerciale o di conflitto, ma un sogno che diventa realtà.

…la realtà

Joro in una scena di Si alza il vento (2013) di Hayao Miyazaki

Ma la realtà è ben più dura.

Un Giappone distrutto dai disastri naturali, dall’arretratezza e dalla guerra passata e imminente, incapace di stare veramente al passo con il mondo che avanza. Un paese fragile e profondamente impoverito…

…proprio come l’Italia.

E in due realtà storiche non tanto dissimili, né Joro né Caproni si sono lasciati ingabbiare dalla ristrettezza di vedute o dal limite materiale che il mondo che li circondava voleva loro imporre, ma hanno continuato a vivere il loro sogno.

E a realizzarlo.

Infatti, proprio qui sta la morale di Si alza il vento.

Si alza il vento significato

Le vent se lève, il faut tenter de vivre

Si alza il vento, bisogna tentare di vivere

Il verso che appare prima dell’inizio della pellicola – e che dà il titolo al film stesso – è l’ultimo verso di un poemetto di Paul Valéry, Cimitero marino.

Il significato di questo passo è abbastanza evidente, soprattutto pensando alla storia raccontata nel film: la vita è come un vento impetuoso, è travolgente, intrattabile, ma dobbiamo imparare a cavalcarla, a viverla.

E infatti la vita di Jiro è una tempesta devastante, che lo sbatte di qua e di là, in Giappone, in Europa, dove tutto sembra sfuggire di mano, scomparire, niente è stabile e sicuro.

Ma non per questo il protagonista si arrende.

Un amore infelice?

 Nahoko in una scena di Si alza il vento (2013) di Hayao Miyazaki

L’elemento più sfuggente della vita di Joro è la relazione con Nahoko.

La donna è un elemento aleatorio della sua vita: conosciuta per caso durante il terremoto, ne perde subito e facilmente le tracce, per poi rincontrarsi tanti anni dopo.

Ma anche quella felicità sembra preclusa.

Infatti, Nahoko è gravemente malata, cerca costantemente di guarire per trovare la sua felicità con il suo amato, ma è tutto inutile. Alla fine, i due decidono di sposarsi, così da stare insieme fino alla fine.

Nahoko in una scena di Si alza il vento (2013) di Hayao Miyazaki

Un amore dolcissimo, che non vuole essere distrutto neanche dal destino infausto di Nahoko, che per questo decide infine di andarsene: non vuole che il sogno si spezzi, non vuole che il suo amato la veda addolorata e infelice.

Ma Joro percepisce comunque la sua morte: mentre si trova alla gara degli aerei, per un momento il tempo per lui si interrompe, sembra distaccato dal clima di festa che lo circonda. E così capisce che Nahoko se n’è andata.

La rincontra nel suo sogno, che è anche un contatto con una sorta di aldilà.

E Nahoko lo incoraggia a tentare ancora di vivere.

Chi è il tedesco Si alza il vento

Il misterioso amico tedesco di Joro sembra una sorta di indovino con una visione lucida ed esatta degli eventi imminenti sia per la Germania che per il Giappone.

Scoprendo il suo nome, tutto diventa più chiaro.

Il personaggio infatti si chiama Castorp, proprio come il protagonista de La montagna incantata (1924) di Thomas Mann, romanzo dal taglio fortemente simbolista, che di fatto racconta lo stato della Germania prima e dopo il primo conflitto mondiale.

Per questo il Castorp di Si alza il vento può essere considerato il personaggio alla fine del suo percorso di maturazione del romanzo, con una particolare consapevolezza dell’evolversi delle vicende mondiali…

Per Si alza il vento Miyazaki non mostra particolari evoluzioni del suo stile, anzi facendo dei – graditi – passi indietro rispetto al precedente Ponyo sulla scogliera (2008).

Anzitutto, ritornano gli sfondi con tecnica di pittura ad olio, che ho sempre adorato delle sue produzioni:

Mentre per i volti protagonisti rimane sui suoi modelli più tipici, non mancando di un tratto preciso e pulito:

Tuttavia, non mancano dei volti inediti, sia con Kurokawa, il capo di Jiro, che con Castorp:

Ma la vera punta di diamante della pellicola sono le splendide transizioni e animazioni che caratterizzano le scene più movimentate:

Interessante anche il fatto che con Jiro molto probabilmente Miyazaki abbia voluto rappresentare sé stesso da giovane: