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La carica dei 101 – Il mondo è nelle vostre zampe

La carica dei 101 (1961) è il diciassettesimo Classico Disney, che salvò la compagnia dal collasso economico dopo le ingenti perdite di La bella addormentata nel bosco (1959).

Infatti, a fronte di un budget di circa 4 milioni di dollari, alla sua prima uscita incassò 14 milioni in tutto il mondo.

Di cosa parla La carica dei 101?

Pongo e Peggy sono due orgogliosi genitori di quindici splendidi dalmata. Ma non solo gli unici ad essere interessati alla cucciolata…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere La carica dei 101?

Pongo con i cuccioli in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Assolutamente sì.

La carica dei 101 è uno splendido esempio di animazione di questo periodo, con un racconto ben strutturato e dai toni anche piuttosto cupi – e curiosamente anche molto espliciti – e con il secondo villain di fila genuinamente malvagio…

…che pone questa proposta secondo me diverse spanne sopra all’altra avventura caninaLilli e il vagabondo (1955) – anche per via di una particolare capacità di portare in scena la contemporaneità in maniera frizzante e piuttosto indovinata.

Insomma, da non perdere.

La carica dei 101 Produzione

La carica dei 101 era uno dei progetti di cui Walt Disney era più sicuro…

…al punto che – per questo e altri motivi – partecipò poco alla produzione.

Infatti, il romanzo originale, uscito nel 1956 e appena un anno dopo Walt Disney ne acquistò i diritti, tanto era colpito dalla storia, e affidò, per la prima volta nella storia della casa di produzione, la storia ad un unico sceneggiatore.

La sceneggiatura seguì pedissequamente il libro, ma condensò diversi personaggi in uno.

Ad esempio, nella versione originale i cuccioli avevano ben due madri – una biologica e una adottiva – e così anche due tate, e Crudelia aveva anche un marito e un gatto, assenti nel film.

La scena del matrimonio creò qualche malumore.

Inizialmente infatti Anita e Rudy si univano con una solenne cerimonia religiosa, poi ripetuta dai due cani, scelta considerata in qualche modo offensiva, e per questo mutata con un matrimonio in abiti civili perché apparisse meno religioso.

In un momento di grande crisi per la Disney, dove c’era la concreta possibilità di chiudere il reparto animato, si cercarono modi per risparmiare: in particolare, si utilizzò la molto più economica tecnica Xerox per alleggerire tempi e budget.

Ovviamente, come per tutti i prodotti di questo periodo, si utilizzarono modelli sia umani che canini per agevolare il lavoro degli animatori.

Motore

Pongo in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Pongo è fin da subito il motore dell’azione.

Fra l’altro, l’ironia iniziale è semplicemente sublime: la storia viene introdotta da una voce fuori campo senza volto, che lo spettatore associa ovviamente al giovane uomo che sta suonando il pianoforte…

…ma che invece si rivela essere quella di Pongo, che infatti appella il suo padrone come pet – che indica specificatamente l’animale domestico, in italiano in maniera più ironica lo chiama fido compagno.

E, in effetti, è proprio Rudy ad essere il compagno di Pongo, non il contrario.

Di fatto il cane protagonista si preoccupa per l’arida vita sentimentale del suo padrone, e comincia a sondare il terreno per trovargli una compagna, con una passerella deliziosamente ironica di cani e padroni che si assomigliano fin troppo…

E così, per quanto le dinamiche del primo atto scorrono piuttosto spedite – in men che non si dica Rudy e Anita sono sposati e poco dopo Pongo e Peggy hanno la cucciolata – la dinamica iniziale è ben strutturata, con un’apparente situazione disastrosa che si conclude al meglio.

Ma vi è un ulteriore significato.

Segreto

Pongo in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Le dinamiche de La carica dei 101 sono sottilmente geniali proprio perché parlano direttamente al cuore del bambino.

Infatti, come venne confermato anche dai successivi successi di Genitori in trappola (1998) e, sopratutto, di Toy Story (1995), raccontare un mondo segreto agli adulti, ma assolutamente necessario per gli stessi, presenta un’attrattiva incredibile per il pubblico infantile. 

Così i bambini si potevano facilmente identificare in Pongo – non a caso, narratore per la maggior parte del tempo – che mette in atto un piano ben studiato per salvare la situazione più volte…

…senza che spesso gli stessi padroni se ne rendano conto.

Questa dinamica è infatti ancora più rafforzata da questa presunta rete segreta canina (e non) che permette di intervenire nel salvataggio dei cuccioli rapiti dove la stessa polizia londinese è stata incapace di mettere la zampa, sfruttando anche l’ingenuità degli umani – che non pensano che i cani possano essere così intelligenti.

Un elemento che accompagna tutta la narrazione e che raggiunge la sua ideale conclusione quando tutta la famiglia (ormai allargata) torna finalmente a casa davanti agli occhi stupiti di Rudy e Anita – ricalcando in un certo senso il finale di Le avventure di Peter Pan (1953).

Ma c’è di più.

Contemporaneo

La tv in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Un altro grande punto di forza de La carica dei 101 è il suo essere incredibilmente contemporaneo.

Il diciassettesimo Classico Disney rappresentò infatti molto intelligentemente la nuova grande attrattiva per il pubblico di bambini e adulti: la televisione, che ormai era una costante nei salotti di molti spettatori, oltre ad essere una grande attrattiva per i più piccoli.

Non a caso, la stessa è in più momenti sia l’occasione di gag – come quella splendida del programma Indovina il mio crimine? – ma anche un elemento fondamentale della storia: grazie alla televisione il Sergente Tibbs riesce a far scappare i cuccioli…

…anche se uno di loro rischiava di rimanere indietro proprio perché ipnotizzato dalla stessa.

Pongo e Peggy in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

La televisione, inoltre, permette di portare in scena un quadretto familiare contemporaneo e piuttosto realistico, in cui la famiglia canina si comporta proprio come la sua controparte umana…

…rendendo la visione del programma tv con protagonista l’eroico Fulmine proprio un appuntamento serale per adulti e cuccioli, una sorta di storia della buonanotte riadattata in una veste moderna.

Economico

Crudelia e Anita in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Crudelia De Mon è un villain piuttosto trasversale.

Da una parte è una perfetta riproposizione del cattivo della storia alla Malefica: un antagonista veramente maligno e senza cuore, che i bambini riescono ad identificare chiaramente sia per il nome, sia per il suo esuberante aspetto.

Non a caso, Crudelia è chiamata anche strega, e per tutta la pellicola getta un’ombra di grande timore nelle vite dei protagonisti, dicendo piuttosto esplicitamente come voglia uccidere questi cuccioli per farci una pelliccia.

Crudelia in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Al contempo, è un villain molto comprensibile per un adulto.

Infatti, Crudelia non è altro che una donna ricca e avida, interessata solamente al suo aspetto e ai suoi vestiti, che più volte deride Anita e Rudy per la loro condizione economica e sociale inferiore

…e che cerca di far leva su di loro proprio per la questione economica: sarebbe stato in effetti molto difficile per questa famiglia piccolo borghese mantenere non meno di diciassette cani, che per questo Crudelia vuole acquistare per una forte somma.

Pongo e Rudy in una scena di La carica dei 101 (1961), diciassettesimo Classico Disney

Ma Rudy non ci sta.

Per certi versi il suo personaggio è l’eroe secondario della storia, un self-made man che non solo si impunta per non farsi comprare da Crudelia, ma anzi sfrutta la cattiveria della donna a suo vantaggio per creare una canzone di successo.

Infatti, i soldi non sono mai una vera attrattiva: nella scena finale, quando si scopre che effettivamente la canzone è stata un investimento vantaggioso, Rudy è felice solamente quando ritrova i suoi cani, scegliendo di usare i suoi guadagni non per vivere nel lusso…

…ma per comprare una casa ancora più grande con la sua nuova famiglia.