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Serial Experiments Lain – La connessione intrinseca

Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka è una serie tv anime fantascientifica con elementi di horror psicologico.

In Italia fu prima distribuita in home video – in videocassetta (1999 – 2002) e DVD (2001 – 2003) – per poi essere trasmessa su MTV nel 2006.

Di cosa parla Serial Experiments Lain?

Lain è una ragazzina di tredici anni che riceve, insieme ad altre sue compagne, una mail da una compagna di scuola morta suicida. Ma è solo l’inizio di una serie di scoperte molto più oscure…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Serial Experiments Lain?

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

Assolutamente sì.

Sarebbe da andarci più coi piedi di piombo nel consigliare questa serie, in quanto è un prodotto indubbiamente complesso e non per tutti i palati – per capirci, al confronto Neon Genesis Evangelion (1995 – 1996) è un trattatello di pseudofilosofia – ma personalmente non posso non incoraggiarvi a dargli un’occasione.

Serial Experiments Lain è infatti una riflessione così profonda ed interessante su tematiche che al tempo erano quasi fantascienza, ma che ora sono drammaticamente reali – come l’iperconnettività – da risultare una visione sostanzialmente imperdibile per guardare al presente – e al futuro – con un occhio più analitico.

Insomma, uno di quei prodotti che vanno visti.

Con il fondamentale contributo di Carmelo

Una falsa partenza

Serial Experiments Lain ti inganna fin dall’inizio.

Le motivazioni del suicidio di Chisa Yomoda sono chiare solamente a posteriori, mentre sul momento il suo atto sembra dettato da una sorta di nichilismo, forse provocato da degli atti di bullismo – situazione purtroppo abbastanza tipica nel contesto della scuola giapponese.

Così all’inizio sembra che la storia riguarderà il contatto di Lain, ragazzina del tutto estranea alle dinamiche ed alle funzioni del NAVI e del WIRED, con la defunta, che appare come una sorta di spettro che la perseguita.

In realtà l’atto suicida è solo il primo tassello che indurrà la protagonista a scoprire la sua vera identità e tutte le implicazioni del WIRED, in un paradosso per cui Lain si sente del tutto estranea ad esso, quando in realtà è nata e cresciuta all’interno della rete – e in funzione di essa.

Il mondo altro

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

Nonostante la protagonista sembri totalmente ignara, in realtà fin dall’inizio è circondata da stimoli visivi piuttosto rivelatori.

Infatti, intorno a Lain sono costanti gli indizi di un mondo altro.

In particolare, la regia si sofferma insistentemente sull’intrico di fili telefonici che sbarra lo sguardo della protagonista e che racconta l’aspetto più materiale delle connessioni umane: nonostante le stesse siano state sempre presenti, quei legami sono stati un passo decisivo nell’evoluzione dell’uomo.

Così anche le ombre nelle strade percorse da Lain raccontano costantemente la presenza di una realtà sotterranea, di una realtà altra, solo apparentemente invisibile, ma sempre desiderosa di emergere, di essere vista…

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

Questo mondo altro è il WIRED.

Il WIRED è una versione futuristica quanto divinatoria del WEB, una rivisitazione del concetto di cyberspazio – teorizzato in particolare nell’importante contributo di Rushkoff, Cyberia (1994): si tratta fondamentalmente di uno spazio digitale di scambio di informazioni fra utenti, computer ed intelligenze artificiali.

Un concetto che possiamo per esempio trovare all’interno dei diversi social network che utilizziamo quotidianamente.

Nello specifico, in Serial Experiments Lain si esplora il lato forse più importante del mondo digitale, ovvero lo scambio di informazioni e le conseguenti connessioni che si creano all’interno della r.

Le connessioni anonime

Ma il WIRED non è altro che un punto di arrivo.

In questo senso Serial Experiments Lain è ispirato alla Ipotesi Gaia o del cervello globale: secondo questa teoria, tutto ciò che esiste sulla Terra permette la vita di tutti gli organismi, che sono interdipendenti, andando così a formare una sorta di super-organismo.

Detto in altra maniera, si tratta di una concezione panpischista – e anche proto-pansichista secondo la più recente teoria del filosofo contemporaneo David Chalmers – secondo la quale la materia ha poteri psichici – oppure li ha in potenza – ed è un tutt’uno con l’umano.

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

Applicando questo concetto al cyberspazio, si arriva quindi alla conclusione che il WIRED non è altro che la creazione di un sistema di connessioni che in realtà erano già esistenti in principio, e che può, come già detto, definire il passo successivo nell’evoluzione umana.

E lo step conseguente è rappresentato dall’abbandono totale del mondo materiale e dei suoi limiti, portando invece l’umano a connettersi in una congiunzione imprescindibile di menti, che fra l’altro ne definisce l’esistenza stessa.

Nello specifico, il Protocol 7, la costruzione di una coscienza unificata.

Per questo, il corpo è il nemico.

Il corpo nemico

L’idea del Protocol 7 di Masami Eiri nasce proprio dal rigetto della ccorporeità.

In questo senso l’idea di corpo come limite è strettamente legata al divino: di fatto il villain ha già scelto di abbandonare il suo corpo, mero contenitore della mente, per diventare il primo uomo effettivamente incorporeo presente nel WIRED.

E così, il Dio di quel mondo.

Infatti, questa realtà alternativa elimina tutti i limiti del mondo materiale, nello specifico lo spazio e il tempo, portando così Masami Eiri ad essere onnipotente ed onnipresente, perché appunto non più definito dalle limitazioni del mondo reale.

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

Ma il WIRED rappresenta anche la rinascita.

All’interno della rete l’uomo costruisce un suo alter-ego, plasmato secondo il suo desiderio e, in potenza, pure totalmente opposto nel carattere rispetto alla realtà materica, anche grazie alla protezione dell’anonimato online.

Per questo Lain si deve scontrare non solo con Masami Eiri, ma prima di tutto con sé stessa, con questa identità multiforme ed incontrollabile che rappresenta la sua vera essenza divina, la sua forma originaria.

Ma la divinità è fragile.

La divinità fragile

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

Il divino è intrinsecamente fragile.

Infatti, per quanto Lain possa assumere diversi volti e muoversi liberamente nello spazio e nel tempo, allo stesso modo è strettamente collegata alla percezione delle altre persone, in una condizione di totale dipendenza che le impedisce di possedere un’individualità.

In questo senso Serial Experiments Lain riflette – al pari di altre opere contemporanee come American Gods (2001) – sulla fragilità insita in ogni divinità: se la sua esistenza non è riconosciuta dagli altri, essa semplicemente non esiste.

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

In questo senso la protagonista ha il compito di eliminare questo limite, rendendo l’umano strettamente dipendente col divino, prendendone proprio la forma e diventando finalmente libero dalla sua materialità.

Invece Lain sceglie di far leva su un’ulteriore fragilità del mondo virtuale, ovvero la sua dipendenza dai dati: se nel WIRED l’uomo esiste solamente come intelletto, esso è anche dipendente dalla memoria, che non è altro che un dato.

E, come tale, può essere cancellato.

Il materiale

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

La scelta di Lain è dettata dal suo paradosso.

La protagonista non è altro che un programma nato nel WIRED, ma posto all’interno di un contenitore – il corpo – per diventare lo strumento per il collasso del mondo materiale, di cui però, proprio esperendolo, capisce l’importanza.

Secondo questa concezione, attuando il Protocol 7 l’uomo solo apparentemente attuerebbe un passo avanti nella sua evoluzione, mentre in realtà si priverebbe di esperienze fondamentali – quelle fisiche – che sono altrettanto uniche ed imperdibili quanto quelle intellettive.

Lain in una scena di Serial Experiments Lain (1998) di Yoshitoshi Abe e Chiaki J. Konaka

In questo senso Serial Experiments Lain ci invita a riflettere su come l’evoluzione tecnologica influisca – ed influirà – sulla socialità umana e sulla forma dell’uomo stesso, che in potenza potrà diventare sempre più soggetto alla tecnologia, e così alla sua conseguente alienazione.

In questo senso risultano illuminanti le teorie del pensatore italiano Mario Perniola, che negli Anni Novanta delineò un ritratto sconsolante – ma al contempo speranzoso – della condizione umana, arrivata ad un bivio: continuare a vivere un universo emozionale fatto di sensazioni anonime, oppure ritornare al remoto passato e ritrovare nei suoi modelli un’esperienza più autentica.

La scelta, ancora oggi, è solo nostra.