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Io ti salverò – In una mente offuscata

Io ti salverò (1945), traduzione piuttosto impropria di Spellbound (Incantato) è uno dei film considerati minori della produzione di Alfred Hitchcock. Ma, nondimeno, una pellicola piuttosto interessante.

A fronte di un budget abbastanza contenuto – 1,5 milioni di dollari, circa 25 milioni oggi – incassò piuttosto bene: 6,4 milioni di dollari, circa 106 milioni oggi.

Di cosa parla Io ti salverò?

Costance Petersen lavora in una clinica psichiatrica, proprio quando sembra esserci un cambio di dirigenza piuttosto misterioso…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Io ti salverò?

Ingrid Bergman e Gregory Peck in una scena di Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock

In generale, sì.

Anche se Io ti salverò è uno dei titoli minori di Hitchcock, riesce comunque a distinguersi grazie ad un mistero davvero ben costruito e a guizzi registici non indifferenti. Tuttavia, per quanto appassionante, presenta un difetto fondamentale: la storia d’amore.

Per quanto possa sembrare un elemento secondario, per certi versi il film e la sua efficacia sono proprio strozzati dall’ingombrante presenza di questo elemento, che poteva per molti versi essere eliminato e il film avrebbe funzionato comunque.

Vedere per credere.

Un mistero incredibile…

Ingrid Bergman e Gregory Peck in una scena di Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock

La costruzione del mistero è magistrale.

Viene introdotto a piccoli passi, prima lasciando spazio all’introduzione del primo ambiente, poi introducendo il personaggio-fulcro dell’intera narrazione, seminando fin dalla prima scena indizi sulla sua identità.

Una narrazione articolata in picchi, corrispondenti agli scoppi di violenza di John, ogni volta che viene assalito da un frammento di ricordo, che gli fa cambiare bruscamente comportamento.

E lo spettatore si può facilmente identificare nella frustrazione di Costance, la cui testardaggine è di fatto il motore della vicenda, oltre ad essere il personaggio risolutivo della storia.

…strozzato dall’amore

Ingrid Bergman e Gregory Peck in una scena di Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock

Forse per rendere più digeribile una vicenda comunque piuttosto angosciante, è stata inserita a forza la storia amorosa.

E il contrasto è quasi opprimente.

Il rapporto romantico fra i due protagonisti, soprattutto più si prosegue con la narrazione, sembra sempre più superfluo, di troppo. Di fatto la storia avrebbe potuto serenamente proseguire anche senza che i due avessero una relazione romantica – e forse in un prodotto uscito oggi questo elemento sarebbe stato gestito del tutto diversamente.

O, ancora meglio, omesso.

Incredibilmente attuale

Ingrid Bergman in una scena di Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock

Un aspetto che mi ha veramente sorpreso è la rappresentazione della figura femminile.

Per certi versi, incredibilmente attuale.

Non solo nell’ambiente di lavoro Costance viene continuamente spinta verso il matrimonio, anche a discapito del suo lavoro, ma soprattutto la sequenza delle avance nella hall dell’hotel è incredibilmente esplicita.

La protagonista si trova costantemente assillata da una schiera di uomini che sembrano non poter fare a meno di infastidirla, al punto che la stessa riesce anche a rigirare la situazione a suo favore.

Non saprei dire quali fossero le intenzioni dietro a questa scena – non vorrei cadere nell’errore di leggerla con gli occhi di oggi. Potrebbe essere il primo indizio di personaggi femminili piuttosto atipici per il tempo – come poi in Psycho (1960) – oppure un semplice siparietto comico.

La sequenza onirica

Il punto più alto della pellicola è indubbiamente la sequenza onirica.

Un sogno che dovrebbe essere del tutto rivelatorio sul mistero, ma in realtà è solo un altro enigma da sciogliere, anche più complesso e frustrante: è come se la soluzione fosse sempre davanti agli occhi dei personaggi, ma gli stessi non fossero in grado di coglierla.

Sulle prime pensavo che Hitchcock si fosse ispirato al capolavoro di Dalì, La persistenza della memoria (1932) – quella con gli orologi molli, per intenderci. Invece con mia grande sorpresa ho scoperto che quella scena fu proprio creata sotto la direzione del maestro del mistico.

Un elemento piuttosto interessante della pellicola è l’uso della soggettiva, che sarà poi fondamentale in Psycho.

Tre sequenze uniche nel loro genere, in cui lo spettatore si immerge letteralmente nell’occhio del personaggio.

Quando Constance e John si avvicinano per baciarsi:

Ingrid Bergman e Gregory Peck in una scena di Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock

Quando John beve il latte offerto dal professore:

E infine quando Murchison si spara:

Ed è anche più incredibile che questa spettacolare sequenza non sia la chiusura della pellicola, che invece scade ancora nella insostenibile trama romantica….