Die Hard (1988) di John McTiernan – in Italia noto anche come Trappola di cristallo – è uno dei più grandi cult del cinema action, nonché il film che lanciò la carriera di Bruce Willis.
A fronte di un budget di circa 30 milioni, fu un grande successo commerciale: 140 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Die Hard?
John McClane è un poliziotto di New York che approda a Los Angeles per passare le vacanze con la famiglia. Ma qualcosa di inaspettato sta per metterlo alla prova…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Die Hard?
Assolutamente sì.
Die Hard è un action movie incredibile, che è riuscito ad incantare persino una non amante del genere come me.
Infatti, questa pellicola adrenalinica non ha paura di sporcarsi le mani, di portare in scena sequenze cariche di tensione e di salvataggi all’ultimo secondo, impreziosite da una costruzione dei caratteri dei personaggi davvero notevole.
Insomma, da non perdere.
John McClane Die Hard
John McClane è un cowboy moderno.
La sua caratterizzazione iniziale è definita da una sostanziale ristrettezza di vedute, che lo porta più volte a lamentarsi di questo panorama incomprensibile – la California – e così a dimostrare un’insostenibile testardaggine nei confronti della moglie.
Ma, soprattutto, il protagonista è un uomo d’azione.
Al primo segnale di pericolo, John è già pronto a nascondersi e a sabotare il nemico nelle retrovie, dimostrando di essere l’unico che, davanti alla totale incapacità della polizia – e perfino dell’FBI – riesce effettivamente a combattere Hans.
Lo stesso villain cerca costantemente di definirlo, chiuderlo in una casella, insinuando – pure con poca convinzione – che sia una guardia del palazzo, rendendosi gradualmente conto della vera natura dell’eroe di Die Hard:
un cane sciolto.
L’eroe americano
Per quanto infatti John sia effettivamente un poliziotto – pur non di Los Angeles – non sembra agire per ricoprire il suo ruolo, ma si pone fin da subito come l’unico personaggio capace – e desideroso – di risolvere la spinosa situazione.
E così è anche l’unico capace veramente di muoversi nel campo minato della trappola di cristallo, imbarcandosi nelle più rocambolesche imprese – strisciare nei condotti dell’aria, gettarsi nella tromba dell’ascensore, camminare a piedi nudi…
…nondimeno mostrando una certa scaltrezza – è l’unico che capisce il vero piano del villain – e lucidità mentale, nonché capacità di adattarsi alle situazioni anche più impreviste, di trovare i giusti alleati – il buon Powell – anche con metodi poco ortodossi…
In sostanza, John è il più classico eroe americano.
Infatti, il protagonista non solo è capace di utilizzare con saggezza e abilità un’arma, ma si presta a qualunque idea e soluzione pur di salvare la propria comunità, persino sparare in aria per mettere in salvo una folla pronta a saltare in aria.
Nondimeno è un eroe che vive all’interno della sua comunità, godendo dell’aiuto di diversi personaggi: Argyle – che sabota il furgoncino del villain – Holly – che malmena il reporter molesto – e infine Powell – che gli salva la vita.
Proprio in questa prospettiva di un aiuto esterno, John non si riduce ad eroe bidimensionale, ma al contrario compie un arco evolutivo dal punto di vista emotivo e relazionale, riconoscendo finalmente le sue colpe nella crisi del rapporto con Holly.
Hans Gruber Die Hard
Hans è un villain imperscrutabile.
Ma, soprattutto, è un villain che fugge.
Hans cerca di sfuggire i diversi ruoli che gli altri personaggi insistono nel cucirgli addosso: il banale terrorista – rivelandosi invece come un criminale ben più lucido e attento nell’attuare il suo piano…
…e così adirandosi quando viene ridotto a mero ladro, gonfiando il petto e rivendicando la genialità del suo piano, un furto quasi politico – la somma sottratta non è che dieci giorni di incassi per l’azienda – e pensato con grande maestria.
Ma, al contempo, Hans si nasconde dietro a delle maschere.
La maschera di terrorista e rivoluzionario della domenica gli è utile per ingannare persino l’FBI, sviarla dal suo vero obbiettivo, cercando di sacrificare la vita degli ostaggi per coprire la propria fuga.
Così, pur in maniera goffa, si nasconde dietro al ruolo di vittima indifesa per gabbare John – che, fino a quel punto, non conosceva il suo volto – nel loro primo splendido confronto faccia a faccia, retto dalla maestria recitativa del compianto Alan Rickman.
Ma in realtà Hans è un gentiluomo europeo, con una certa attenzione per la forma e l’estetica, che non uccide più del necessario – anzi concede ad ogni vittima, persino a John, un’occasione per salvarsi.
Allo stesso modo, è un villain piuttosto cerebrale, che non a caso agisce poco di forza, ma più che altro d’astuzia, e si circonda di pochi bracci armati, contando invece su diversi alleati che usano più l’ingegno che la forza per portare a compimento il piano.
Holly Gennaro Die Hard
Holly è la donzella indifesa?
Le si potrebbe facilmente affibbiare questo ruolo molto passivo, dal momento che la donna vive fin da subito la situazione matrimoniale come vittima, e si salva grazie all’intervento del protagonista.
In realtà, Holly Gennaro è un personaggio inaspettatamente attivo.
Anzitutto, pur davanti all’antagonismo del marito, riesce a costruirsi una fiorente carriera all’interno della Nakatomi Corporation, rendendosi così anche indipendente da John, pure dimostrando una certa lucidità mentale.
Infatti, Holly si sbarazza del cognome da donna sposata, ma non perché vuole rinunciare al suo matrimonio – anzi, fra i due è quella che si mostra più interessata a ricucire i rapporti – ma perché è consapevole della bassa considerazione che avrebbe come moglie all’interno di un’azienda giapponese piuttosto tradizionalista.
Allo stesso modo, per la maggior parte del film, Holly si salva da sola.
Nei diversi confronti con il villain, riesce quasi fino all’ultimo a celare la sua vera identità e a non diventare la vittima sacrificale – e passiva – da utilizzare contro John, come quasi merce di scambio…
…ma al contempo è capace di prendere in mano la situazione, di prendere il posto del defunto Joseph Takagi, e così di farsi portavoce delle esigenze della comunità, e, infine, di farsi salvare dal marito, ma di salvarlo poi lei stessa dall’importuno reporter.