Risvegli (1990) di Penny Marshall è un film drammatico con protagonisti Robin Williams e Robert De Niro.
A fronte di un budget abbastanza contenuto – 29 milioni di dollari – è stato un ottimo successo commerciale: 108 milioni di dollari.
Di cosa parla Risvegli?
Malcom Sayer è il nuovo dottore in una clinica specializzata in pazienti affetti da catatonia. Ma forse una speranza c’è per queste statue umane…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Risvegli?

Assolutamente sì.
Nel suo piccolo, Risvegli è un racconto drammatico molto centrato, che riesce a portare in scena una vicenda reale già di per sé molto struggente, senza però mai eccedere sul lato del pietismo, senza banalizzarla per darla in pasto al pubblico.
Un risultato garantito anche per l’ottima coppia di attori protagonisti, fra cui spicca un superbo Robert De Niro in uno dei ruoli più complessi della sua carriera, anche solo per la responsabilità di non ridicolizzare una malattia così complessa.
Insomma, da riscoprire.

Inquadrare

Le prime battute di Risvegli sono tutte dedicate all’inquadrare il protagonista.
In una dinamica piuttosto tipica della sua carriera in questi anni, il personaggio di Robin Williams si immerge in un panorama immobile e cerca di trovare la chiave per sbloccarlo, mentre le altre persone intorno a lui sembrano ormai scoraggiate o, peggio, del tutto indolenti nel risolvere la situazione.

E la sua capacità è proprio il riuscire a vedere oltre l’apparentemente definitiva immobilità dei suoi pazienti, cercando di cogliere quella tenue scintilla di consapevolezza che, con i giusti stimoli, può essere risvegliata e alimentata.
Proprio per questo si apre lo spiraglio per una consapevolezza agghiacciante.
Gabbia

I pazienti sono consapevoli?
Nelle sue meticolose quanto disperate ricerche il Dottor Malcolm si interfaccia con una prospettiva disturbante: e se queste figure così apparentemente immobili sia nel corpo che nella mente, fossero in realtà delle coscienze lucidissime intrappolate in un corpo che non risponde più?
Un’idea che è solo accarezzata dallo scambio con il Dottor Ingham, ma che il film ci tiene più volte a smentire dalla bocca di diversi personaggi, forse più per ammorbidire una storia già di per sé piuttosto angosciante, suggerendo piuttosto un’alternativa meno tragica…

…ma forse non così tanto confortante.
I pazienti non sono consapevoli della loro condizione, ma sono piuttosto immersi in un costante stato di dormiveglia, ad un passo dal riprendere il controllo della loro vita e del loro corpo, ma incapaci di avere la consapevolezza e la forza mentale necessaria per farlo.
E, quando il miracolo del risveglio accade, il film sembra finito.
Oppure…
Scostante

Ad una prima visione il ritmo di Risvegli potrebbe sembrare poco pensato.
Il primo atto sembra risolto in maniera piuttosto sbrigativa, con un risveglio improvviso di Leonard che conduce velocemente ad un atto centrale in cui riprende contatto con gli spazi, in un climax crescente che sembrerebbe non aver più niente da dire.
In questo frangente onestamente mi aspettavo un terzo atto che avrebbe funto più da epilogo rincuorante, in cui finalmente Leonard riusciva a trovare l’amore e a ricostruirsi una vita, diventando protagonista di una ribellione che rischiava addirittura di essere smaccata.

E invece Risvegli mi ha sorpreso.
Guardando nel complesso della pellicola, il ritmo è rappresentativo proprio del dramma stesso di Leonard, che fin troppo velocemente riesce a risvegliarsi, sempre più istericamente desideroso di evadere dalla gabbia corporea in cui era stato costretto per interi decenni…
…ma che gradualmente ed inevitabilmente torna alla sua condizione iniziale, proprio quando ormai sia il protagonista che lo spettatore erano certi di questa nuova vita così faticosamente conquistata, creando un’importante connessione emotiva che ci conduce ad un finale agrodolce.