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Steins;Gate – Una comica temporalità

Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō è una serie anime di stampo fantascientifico, nello specifico sulla tematica dei viaggi nel tempo.

La serie venne trasmessa nel 2011 in Giappone, per poi essere portata in Italia nel palinsesto notturno di Rete 4. Nel 2013 è uscito un film sequel della serie, e successivamente nel 2018, uno spin-off televisivo dal titolo Steins;Gate 0.

Di cosa parla Steins;Gate?

Okabe è un sedicente scienziato pazzo che lavora nel suo Laboratorio di Gadget Futuristici, ma che si trova a doversi scontrare con le terribili conseguenze del viaggio nel tempo…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Steins;Gate?

Okabe in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Assolutamente sì.

Steins;Gate è una di quelle serie che riesce a lavorare ottimamente nella costruzione dei caratteri dei personaggi e dei loro rapporti, con un gustosissimo apparato comico che ben si alterna ai più drammatici eventi riguardanti il viaggio nel tempo.

Proprio per questo motivo è considerabile uno dei migliori eredi di Evangelion, da cui riprende proprio l’equilibrio fra gli elementi più puramente umoristici e le riflessioni esistenziali e (fanta)scientifiche.

Insomma, non ve la potete perdere.

Ecco anche una piccola guida la visione.

Steins;Gate serie tv

Con il prezioso contributo di Carmelo.

Steins;Gate si compone di tre prodotti principali: due serie e un film.

Ma quali vale la pena di guardare?

La serie originale

La serie originale, composta da 24 episodi, è l’ovvio punto di partenza, oltre ad essere il prodotto fra tutti più riuscito.

Una serie con una struttura narrativa piuttosto peculiare, che si compone fondamentalmente di due tronconi: la prima parte è dedicata alla costruzione dei personaggi e del mistero del viaggio nel tempo, mentre nella seconda prevale l’elemento action e più strettamente emotivo.

Una serie quindi complessivamente coerente con sé stessa, che non ha tendenzialmente bisogno di alcun ampliamento.

Anche se…

Il film

Nonostante apparentemente la serie non abbia alcun bisogno di un seguito, il film – intitolato Steins;Gate: The Movie – Load Region of Déjà Vu – si rivela sorprendentemente un ottimo epilogo.

Senza entrare nello specifico, vi basti sapere che nel finale della serie il protagonista riesce ad arrivare ad una situazione conclusiva, e nella pellicola sequel viene raccontato come la affronta sul lato emotivo.

Steins;Gate 0

Steins;Gate è difficile da spiegare senza fare spoiler.

Ma, per capire quanto fosse nient’altro che un prodotto che voleva cavalcare il successo della serie, è sufficiente dire che questa sorta di rebuilt vanifica totalmente il finale della serie, oltre a mandare a gambe all’aria molti concetti fondamentali dell’opera principale.

Come se tutto questo non bastasse, si calca ancora di più la mano sulle relazioni fra i personaggi, ma mancando del tutto della delicatezza che invece caratterizzava la serie madre.

Insomma, fermatevi prima.

Una finzione…molto reale

Okabe appare da subito come un personaggio bizzarro.

Un giovane scienziato, del tutto convinto di poter costruire incredibili gadget futuristici e, soprattutto, una macchina del tempo, che finge continuamente di parlare al telefono e di essere costantemente minacciato dall’Organizzazione.

La maggior parte degli episodi della prima parte della serie ruotano su questa dicotomia: anche se il protagonista continua per molto tempo a fingersi impegnato in missioni fondamentali, minacciando gli altri personaggi in modi che sembrano veramente senza senso…

…questa fantasia diventa del tutto reale: più Okabe continua a costruire – anche con l’aiuto dei suoi compagni – nuovi apparecchi per modificare il tempo – e di conseguenza la realtà – più la minaccia dell’Organizzazione – il SERN – diventa pressante e reale.

Okabe in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Il picco drammatico per certi versi è la rivelazione di John Titor, che gli affida il ruolo di messia: da quel punto in poi il protagonista modificherà sempre più profondamente il tessuto temporale, sempre più spinto da motivazioni più emotive che scientifiche.

Ma comunque Okabe non smette mai di essere veramente uno scienziato pazzo: per sua stessa ammissione, anche nel futuro continuerà a comportarsi come un adolescente, immerso in quella fantasia fantascientifica che si è rivelata molto più vera di quanto lui stesso si aspettasse.

Ma l’elemento fondamentale è Mayuri.

Facciamo che io ero…

Il rapporto fra Mayuri e Okabe è inizialmente molto nebuloso.

La ragazzina sembra incredibilmente ingenua e totalmente in balia alle fantasie dell’amico – nonostante la differenza di età – ma appare anche come il nucleo della maggior parte delle relazioni che ruotano intorno al Laboratorio.

Ma il suo personaggio diventa fondamentale soprattutto quando diventa il perno emotivo nella missione di riportare la giusta linea temporale ed evitare sia la Terza Guerra Mondiale che la distopia del SERN.

Le puntate dedicate al suo salvataggio sono quelle emotivamente più devastanti, ma che provano anche l’efficacia della serie nel riuscire a costruire efficacemente il rapporto fra il protagonista e Mayuri.

Mayuri in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

In particolare, il flashback di Mayuri sulla tomba della nonna – riproposto più volte, anche nel film – racconta la totale leggerezza e semplicità del suo personaggio, con la mano protesta ad afferrare il sole…

…atto che però viene interpretata da Okabe come una sorta di rapimento, come il momento in cui la sua più affezionata compagna d’infanzia si volatizzerà nell’aria – un dolorosissimo foreshadowing di quello che accadrà in futuro.

E infatti proprio in quel momento il giovane protagonista promette, anche se in maniera infantile e tramite una sorta di gioco delle parti – io sono lo scienziato pazzo, e tu sei il mio ostaggio – di prendersi per sempre cura di Mayuri.

Steins;Gate Mayuri

Ed è tanto più dolce e doloroso quando questa promessa viene effettivamente messa alla prova: Okabe cade nella totale disperazione, si stressa quasi fino alla pazzia per poter salvare una persona così tanto cara, così necessaria per la sua stessa esistenza.

Ma, al contempo, è tanto più doloroso che, nel suo tentativo di tenerla in vita, Okabe finisce quasi per trascurarla, diventando schivo e distante e, di conseguenza, facendo dubitare a Mayuri la solidità del loro rapporto.

Ed è un esempio di ottima scrittura il coincidere delle sue necessità personali con il salvataggio dell’umanità tutta.

Anche perchè, per Okabe, Mayuri è tutto il suo mondo.

Salvarsi a vicenda

Kurisu in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Il rapporto fra Kurisu e Okabe è tanto bello quanto doloroso.

Okabe fa la conoscenza della sua futura compagna quando questa è morta, per poi ritrovarla viva un momento dopo: un primo indizio dell’esistenza e della possibilità del viaggio temporale, effettivamente comprensibile solamente a posteriori.

Entrambi sviluppano verso l’altro un rapporto apparentemente molto conflittuale, fatto rimbeccate e nomignoli, che vengono però nel tempo sempre più alternate da momenti di confidenza e di timido affetto.

Come per Mayuri, anche per Kurisu il rapporto con Okabe raggiunge il suo apice nel momento più tragico: dopo essersi confidata più volte con la sua assistente sulla morte di Mayuri, il protagonista si ritrova davanti alla possibilità di perdere un altro importante affetto.

Kurisu in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Ma il dolore per la perdita di Kurisu è in realtà determinante per la maturazione del protagonista, che deve, in maniera piuttosto rocambolesca, sia salvare la sua amata, sia fingere che sia morta per non impedire lo svolgersi degli eventi futuri – e il suo stesso arco evolutivo.

Ma Kurisu non è una semplice ragazza nel frigo, anzi è sostanzialmente la protagonista del film che fa da epilogo alla serie, nel quale diventa assume il ruolo di motore fondamentale perché Okabe possa finalmente accettare quella realtà che aveva costruito con tanto impegno, ma che vive come irreale.

Kurisu Steins;Gate

Kurisu in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Infatti, se in un primo momento il protagonista sembrava sereno nella sua creazione temporale, accettando anche con una certa maturità la situazione, soprattutto nei riguardi di Kurisu – non serve che siano insieme, ma semplicemente che lei sia viva – in realtà brandelli delle terrificanti memorie delle altre linee temporali lo perseguitano.

Così la missione di salvataggio del compagno è anche un momento fondamentale per Kurisu, che impedisce di fatto a sé stessa di ricadere in una dolorosa contraddizione: continuare a provare a salvare Okabe, ma non farlo mai effettivamente, per non infrangere la promessa fatta…

Salvare il futuro

Suzuha è uno dei personaggi che inizialmente appaiono più misteriosi nella serie.

Conoscendo il tema centrale della trama, non è in realtà troppo difficile indovinare fin da subito che si tratta di un viaggiatore nel tempo, ma è una finezza non indifferente della scrittura darle proprio il ruolo di John Titor.

Proprio per come sarà poi per Mister Braun, anche in questo caso si sceglie giustamente di non far coincidere l’identità di un personaggio misterioso con qualcuno di esterno al gruppo principale dei personaggi, rendendo così la trama più compatta e funzionale.

Suzuha in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Proprio per questo Suzuha rimane per certi versi ai margini della scena per la prima metà della serie, ma diventa un personaggio chiave sul finale, con il ruolo di messaggero fra il presente e il futuro.

Nondimeno, la sua figura è arricchita da diversi elementi che la rendono incredibilmente tridimensionale, a partire dalla rivelazione – quasi comica per certi versi – riguardo all’identità del tanto ricercato padre.

Suzuha Steins;Gate

Suzuha in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Una rivelazione che potrebbe far quasi sembrare Steins;Gate una telenovela, ma che è invece fondamentale per il finale: proprio grazie all’amicizia con Daru, Okabe è già sicuro che la figlia diventerà parte integrante del loro gruppo.

Ben più drammatica è invece la scoperta del passato di questa giovane viaggiatrice del tempo, che Okabe deve ancora una volta salvare proprio in modo che la stessa possa poi spingerlo nella direzione corretta per il salvataggio di Mayuri e, di conseguenza, di tutta l’umanità.

Ricordo e percezione

Faris in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Nonostante siano personaggi assai secondari, Faris e Ruka sono portatrici di un concetto fondamentale: il potere del ricordo.

La tematica è fondamentale per la tragica storia di Faris: anche se sembra un personaggio superficiale e sciocco, in realtà la ragazzina si rivela ben più matura nell’accettare nuovamente la morte del padre, necessaria per il salvataggio del mondo.

E questa accettazione deriva proprio dall’idea di essere comunque riuscita a mettere in salvo, almeno una volta, almeno in una linea temporale, il caro genitore, e di poter così conservare nella sua memoria il ricordo di dieci splendidi anni insieme.

Ruka in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

Spostandoci più dal lato della percezione, Ruka racchiude al suo interno una delle tematiche più delicate della serie.

Per quanto sembri e voglia in effetti essere una ragazza, il suo personaggio è intrappolato in un corpo maschile che la fa incredibilmente soffrire, oltre a rendere impossibile il concretizzarsi di una relazione romantica con Okabe.

Per questo anche lei deve raggiungere un compromesso con sé stessa, e proprio grazie all’aiuto dell’amico, che fin da subito, in maniera quasi sorprendente, l’aveva accettata per quello che si sentiva di essere, indipendentemente da tutto…

Un ingranaggio

Anche se ha un minutaggio limitato, il personaggio di Moeka merita un discorso a parte.

Questa misteriosa ragazza racconta infatti l’altro lato della distopia della SERN – anche se ancora in divenire: Moeka è troppo timida e chiusa in sé stessa per integrarsi veramente nel Laboratorio, lasciandosi invece facilmente abbindolare dall’Organizzazione.

Ma in questo modo non fa altro che diventare una pedina e far coincidere tutta la sua personalità solamente con questo ruolo, vivendo nel culto del misterioso FB, che si rivela essere nient’altro che Mister Braun, nient’altro che un altro ingranaggio del mostruoso meccanismo della SERN.

Per questo secondo me Moeka è uno dei pezzi della storia che vanno meglio a posto sul finale, prendendo il lavoro di Suzuha – che in quella linea ancora non esiste – nel negozio di elettronica sotto al Laboratorio, di cui riesce finalmente a far veramente parte.

L’irresistibile linea comica

Daru in una scena di Steins;Gate (2011) di Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō

In chiusura, voglio spendere due parole su Daru.

Daru è fondamentalmente la linea comica della serie, e poco altro. E per questo l’ho adorato: un personaggio portatore di una comicità che è davvero nelle mie corde, che anzi mi ha piuttosto stupito di trovare in un prodotto di questo genere.

Al punto che, nella maggior parte dei casi, quando Daru dava voce alle sue perversioni, era come se vedessi sullo schermo le stesse battute che avrei fatto io in quel momento – e nello stesso modo.

Forse a non tutti potrebbe piacere, ma secondo me l’inserimento di una linea comica così semplice e sfacciata è il comic relief – nel senso più letterale del termine – più funzionale e giusto per dare respiro ad una narrazione in molti momenti davvero emotivamente devastante.