Fight Club (1999) di David Fincher è stato il quarto film della sua carriera, nonché uno dei maggiori titoli di culto da lui diretti, insieme a Seven (1995).
Con un budget simile a quello del titolo da lui precedentemente diretto (The Game) – 64 milioni di dollari – fu anche in questo caso un discreto flop: poco più di 100 milioni di incasso. Infatti, il culto intorno a questa pellicola nacque solo con il suo rilascio in home video.
Di cosa parla Fight club?
Il protagonista, dal nome ignoto, è il classico impiegato frustrato dal lavoro e dalle aspettative della società. Grazie all’incontro con l’enigmatico Tyler, la sua vita cambierà per sempre…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Fight club?
![Edward Norton e Brad Pitt in una scena di Fight Club (1999) di David Fincher](https://www.ilcinemasemplice.it/wp-content/uploads/2023/03/Immagini-Wordpress-Marzo-2023-12-1-1024x584.png)
Sì, e con attenzione.
Fight club è un film terribilmente denso di contenuti, di spunti narrativi e di riflessioni su una realtà sociale che è ancora drammaticamente attuale – forse anche più del momento in cui fu girato il film. Una narrazione e uno svolgimento che travolge lo spettatore, con un tocco surreale che non poteva mai mancare nelle prime produzioni di Fincher.
Insomma, se non l’avete mai visto, guardatelo senza informarvi oltre.
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Dentro una casella
![Edward Norton in una scena di Fight Club (1999) di David Fincher](https://www.ilcinemasemplice.it/wp-content/uploads/2023/03/Immagini-Wordpress-Marzo-2023-13-1024x584.png)
Il punto di partenza del protagonista è l’anonimato.
Ma un anonimato socialmente accettabile: è perfettamente incasellato nelle aspettative sociali, con un lavoro ordinario e monotono, scandito da una routine scialba e ripetitiva. L’unico sbocco di felicità sembra nella stabilità degli oggetti acquistati – o che la società in cui siamo immersi ci spinge a comprare.
Gli oggetti che rappresentano il nostro status sociale.
Particolarmente azzeccato è il racconto della nuova pornografia, rappresentata dal catalogo IKEA. Una dinamica che oggi potrebbe essere facilmente accostata al fenomeno di Tik Tok e degli influencer, che ci spingono a desiderare tanti – troppi – oggetti di cui non abbiamo nessun bisogno, ma che ci definiscono positivamente agli occhi degli altri.
Autodistruzione
![Edward Norton e Brad Pitt in una scena di Fight Club (1999) di David Fincher](https://www.ilcinemasemplice.it/wp-content/uploads/2023/03/Immagini-Wordpress-Marzo-2023-15-1024x584.png)
Inconsapevolmente stanco di questa condizione, il protagonista procede alla sua autodistruzione.
E, infine, alla sua rinascita.
Il primo passo è liberarsi da ogni elemento che lo definiva come uomo ordinario schiavo del consumismo capitalista, con un’azione violenta ma necessaria: dare fuoco a tutti i suoi possedimenti che gli facevano vivere una vita sicura e socialmente accettabile.
Ma anche un’esistenza miserabile.
E così sceglie un’altra strada, molto più folle, dissociata e isolata: una stamberga nella periferia della città, del tutto caotica nella sua struttura e del tutto diversa dal grigio appartamento in cui viveva prima – che, anzi, manca quasi dei servizi essenziali.
Il passo fondamentale che si accompagna ad un altro elemento cardine della sua rinascita: l’alienazione.
Alienazione
![Edward Norton e Brad Pitt in una scena di Fight Club (1999) di David Fincher](https://www.ilcinemasemplice.it/wp-content/uploads/2023/03/Immagini-Wordpress-Marzo-2023-14-1024x584.png)
Incapace di essere totalmente responsabile della sua scelta, il protagonista sceglie di mettere qualcun altro al centro della propria vita.
Tyler è una figura totalmente anarchica e distruttiva, cosciente di tutti gli inganni socialmente accettabili. Proprio per questo è un personaggio che è un continuo sabotatore, che inquina ogni ambiente che invade: le nuove indicazioni di emergenza sugli aerei, i frame porno nei film per bambini…
Al contempo, è anche una figura ammirabile, eroica, che riesce dove il protagonista sente di fallire, in particolare in due ambiti: il sesso e la violenza. E invece infine viene svelato come il protagonista fosse sempre stato al centro dell’azione, anche in contesti dove si era immaginato ai margini.
E l’ultimo atto, nel tentativo di totale distruzione di sé stesso, fallisce e invece porta al vero trionfo auspicato da Tyler – e quindi dal protagonista stesso.
La distruzione della società dalle fondamenta e dai suoi simboli.
Cos’è il Fight club?
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Il Fight club che dà il titolo al film è molto più importante di quanto potrebbe sembrare.
In prima battuta il protagonista, per risolvere la sua insonnia e quindi la sua ansia sociale di essere sempre attivo e presente, sceglie di frequentare degli spazi sicuri in cui può lasciarsi andare, dove è socialmente accettabile piangere anche per un uomo, dove si può essere veramente ascoltati.
Una scelta che gli permette di continuare il suo ruolo sociale.
![Jared Leto e Brad Pitt in una scena di Fight Club (1999) di David Fincher](https://www.ilcinemasemplice.it/wp-content/uploads/2023/03/Immagini-Wordpress-Marzo-2023-36-1-1024x584.png)
Il Fight club è un ribaltamento di queste realtà.
Altrettanto sicuro e protetto, ma anche privo di regole, tranne una: tutti possono e devono combattere, senza pagare nulla, ma il combattimento termina quando uno dei combattenti lo chiede.
Di fatto, è il luogo dove chiunque può decidere di sfogare le sue ansie sociali, essere libero dalle proprie ansie e problemi – e secondo i suoi tempi.
Ma anche senza trovare una soluzione agli stessi.
Il significato del sapone in Fight club
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Il sapone è uno degli elementi cardine e racconta molto bene il tema di fondo del film stesso.
Infatti, se pensiamo ad una saponetta, ci vengono in mente concetti come pulizia, candore, bellezza. Ma sappiamo veramente di cosa è fatto quel sapone? In Fight club i due protagonisti fanno i soldi creando del sapone dai disgustosi scarti industriali, proprio quelli di cui la società si vorrebbe liberare.
Proprio per questo, il sapone rappresenta la società stessa: vuole apparire splendida e desiderabile all’esterno, in realtà è composta dal marciume e dagli scarti, sorretta proprio da quegli elementi umani che cerca di emarginare, che in realtà sono il motore della società stessa.