The Holdovers (2023) di Alexander Payne è stata la grande rivelazione della stagione dei premi 2024, facendo incetta di riconoscimenti.
A fronte di un budget di circa 70 milioni, si sta purtroppo rivelando di un grande insuccesso commerciale, con appena 30 milioni di incasso…
Candidature Oscar 2024 per The Holdovers (2023)
in neretto le vittorie
Miglior film
Miglior sceneggiatura originale
Migliore attore protagonista a Paul Giamatti
Miglior attrice non protagonista a Da’Vine Joy Randolph
Miglior montaggio
Di cosa parla The Holdovers?
Paul Hunham è un bisbetico professore di un collegio, che si trova a dover gestire un gruppo di adolescenti durante le vacanze natalizie…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere The Holdovers?
Assolutamente sì.
The Holdovers è stata una piccola scoperta di quest’anno, per una commedia piacevolissima ed estremamente irriverente, che però riesce a rimanere sempre con i piedi per terra e a non scadere mai nel facile dramma – per quanto ce ne fossero tutti i presupposti…
Paul Giamatti e la stella nascente Dominic Sessa sono una coppia irresistibile in una storia agrodolce e che non manca di interessanti colpi di scena, oltre ad una morale di fondo che per lunghi tratti mi ha ricordato L’attimo fuggente (1989).
Insomma, da non perdere.
Dominic Sessa The Holdovers
Nonostante cerchi di raccontarsi diversamente, Angus è un emarginato.
Fin dalla sua prima apparizione ci troviamo davanti un personaggio che cerca costantemente di fare il gradasso, riempiendosi la bocca di battute cattive e taglienti, proprio per mostrarsi ribelle, sfacciato, senza freni.
In realtà questa apparente ribellione è un disperato grido d’aiuto di un giovane che non riesce a trovare un posto in un mondo che sembra costantemente respingerlo – eproprio quando avrebbe più bisogno di essere accolto…
E questa sua solitudine lo rende ancora più cattivo.
Sarebbe superficiale derubricare il suo accanirsi contro Teddy come una reazione semplicemente al comportamento spaccone del suo compagno – sopratutto nel suo prendersela con i più deboli.
In realtà, evidentemente Angus sfoga la sua frustrazione dell’essere stato abbandonato dalla sua famiglia su quello che sembra il bersaglio ideale, proprio per definirsi in opposizione.
Angus The Holdovers
Infatti, dopo aver millantato di non essere uno degli sfigati che rimangano al collegio e di avere davanti a sé una vacanza favolosa, quando Angus riceve quella terribile telefonata dalla madre non è triste solo perché non può godere del winter break…
…ma piuttosto perché si sente abbandonato dalla sua famiglia.
Per questo, quando se la prende con Teddy, quando gli sputa in faccia parole di rara cattiveria – i tuoi genitori non ti vogliono, la ristrutturazione è solo una scusa – non fa altro che raccontare il dramma interiore che sta vivendo.
Una situazione tanto più grave quando il protagonista ha finalmente l’occasione di sfuggire all’incubo del collegio, ma la madre ancora una volta è assente e incapace di stargli accanto proprio quando ne avrebbe più bisogno.
Angus The Holdovers
Da questa situazione scaturisce una ribellione ancora più violenta.
Ritrovandosi come l’unico ragazzo veramente abbandonato dalla sua famiglia, Angus sceglie di prendere di petto quell’insopportabile adulto che cerca, come tutti gli altri, di domarlo invece che comprenderlo.
La sua ribellione si spinge fino all’autodistruzione, al dolore fisico, che ha il suo picco nella scena dell’ospedale: l’urlo straziante in cui Angus esplode non è altro che una rappresentazione effettiva della disperazione che lo sta divorando.
Ma da questa occasione scaturisce anche qualcos’altro.
Anche se apparentemente il protagonista è solo un attaccabrighe, già prima aveva dimostrato di essere molto più di buon cuore di quanto sembrasse – aiutando il povero ragazzino che aveva sporcato il letto.
Questa bontà si riflette anche in diversi momenti con Paul, con cui intreccia uno strano rapporto – diventa prima suo figlio, poi suo nipote – scegliendo in più momenti di aiutarlo e reggergli il gioco.
Angus è insomma alla ricerca di un padre
La perdita del genitore è infatti devastante su due fronti: da una parte, il ragazzo ha visto la sua famiglia andare in pezzi, proprio durante i momenti fondamentali della sua crescita – da cui la sua discontinuità nel frequentare la scuola.
Come se questo non bastasse, nell’esplosione di violenza e di irragionevolezza del genitore, in Angus è scaturita una paura quasi altrettanto illogica, ma inevitabile: diventare come suo padre.
Per questo infine Paul riesce a salvarlo.
Proprio quando Angus si trova ad un passo dalla totale distruzione, da quella svolta – passare ad una scuola militare – che lo annienterebbe e gli farebbe perdere definitivamente sé stesso…
…il professore ne prende sorprendentemente le parti, anzi si rende protagonista di quella colpa che colpa non è – il desiderio di vedere il padre – e gli offre una fondamentale seconda occasione per riscattarsi.
Paul Giamatti The Holdovers
La personalità di Paul sembra chiara fin dalla prima scena.
Un insegnante bisbetico e insostenibile, il classico bersaglio delle più crudeli dicerie e prese in giro, che non sembra fare il minimo sforzo per farsi benvolere – anzi, esattamente l’opposto.
Come se non bastasse, il personaggio di Giamatti si rifiuta di sottostare a qualunque tipo di diktat, che questo venga dalle pressioni politiche dei facoltosi genitori dei suoi studenti, o dai suoi stessi colleghi e superiori.
Insomma, la sua solitudine sembra inevitabile.
Infatti, in qualche modo Paul si è arreso.
Cresciuto in un mondo perennemente ostile – il padre opprimente, il classismo castrante – il professore ha scelto di rispondere alla violenza con una violenza anche peggiore…
…sia protestando con furia contro l’assoluta ingiustizia di essere incolpato dallo stesso colpevole, sia cercando il più possibile di mettere in riga i suoi studenti, non riuscendo però così a trasmettere loro quegli insegnamenti fondamentali di cui potrebbe farsi portatore.
Il confronto con Angus è indicativo in questo senso.
Nonostante Paul cerchi costantemente di punzecchiarlo, il ragazzo a sorpresa parla la sua stessa lingua, riesce a capire i sottili riferimenti dei suoi discorsi e comincia a scavare nella personalità di questo personaggio apparentemente così bidimensionale.
Ne emerge un uomo che sembrava destinato ad essere solo – per la puzza, per il suo aspetto poco attraente – e a non riuscire ad avere il suo riscatto sociale neanche quando viene incoraggiato a farsi avanti con la dolce Lydia.
Paul Giamatti The Holdovers
In realtà, la fuga dalla Barton Academy è la sua vera vittoria.
Paul vede moltissimo di sé stesso nel suo giovane ed improbabile compagno di viaggio: la problematicità della figura paterna, il desiderio di ribellione, l’essere ad un passo dall’autodistruggersi...
E invece, affrontando di petto i genitori di Angus, il bisbetico professore li mette finalmente davanti alle loro colpe, e finalmente si libera da quella gabbia dorata in cui si era rifugiato.
Infatti, Paul si era rintanato all’interno di un comodo guscio in cui poter essere riconosciuto per la sua bravura di insegnante, e, al contempo, grazie al quale ha potuto insabbiare la vergogna di non aver mai ottenuto quel riconoscimento accademico che evidentemente si meritava.
Ma, lasciando il collegio, Paul offre un importante insegnamento ad Angus quando a sé stesso:
Da’Vine Joy Randolph The Holdovers
Mary non vuole essere una vedova.
La donna sta soffrendo profondamente, come si nota dai suoi primissimi sguardi che vagano intorno al collegio, alla ricerca del volto di quel figlio che gli è stato così ingiustamente strappato.
Ma non per questo vuole la pietà di nessuno: più volte si rifiuta di essere al centro della facile commiserazione degli altri personaggi, persino quando ha un comportamento totalmente fuori controllo ed evidentemente bisognoso di cure.
Ma il percorso di Mary è il più costruttivo.
Nonostante il destino abbia deciso che non potesse avere né un compagno né un figlio, la donna trova il suo riscatto nell’aiuto degli altri, pur con un atteggiamento più severo e ammonitore che materno.
Da un breve sguardo del rapporto con la sorella incinta, si può intuire che Mary le stia donando i vecchi vestiti da neonato del figlio defunto, proprio per investire su quella nuova vita in arrivo.
Mary The Holdovers
Inoltre, per quanto la donna sembri un personaggio di contorno, in realtà è una figura essenziale per il rapporto fra Paul e Angus: in tutti i momenti in cui il professore si spazientisce con il ragazzo e lo punisce ingiustamente, Mary è sempre la voce della ragione.
Se non fosse stato per lei, infatti, probabilmente Paul non si sarebbe mai reso conto della sua cattiveria immeritata contro il ragazzo, né avrebbe fatto quei timidi sforzi nella sua direzione – il viaggio a Boston quanto l’albero di Natale.
E infine Mary diventa un supporto diretto per Angus, offrendogli un conforto fisico che probabilmente il ragazzo non riceveva da tempo, per quanto in diverse occasioni si fosse dimostrata allergica al contatto con gli altri.
Così, come Paul sfugge dal collegio e da tutto quello che rappresentava, Mary decide infine di non fuggire il suo dolore, ma invece di conviverci, di partire dallo stesso per avviarsi verso un futuro pieno di vita.