Estranei (2023) di Andrew Haigh è una pellicola queer dal forte taglio onirico e simbolico.
A fronte di un budget piccolissimo – appena 5 milioni di dollari – è stato nel complesso un ottimo successo commerciale: 20 milioni di dollari in tutto il mondo.
Di cosa parla Estranei?
Adam è un uomo solo con il blocco dello scrittore. E senza risolvere i drammi del suo passato non può abbracciare neanche il suo presente…
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena di vedere Estranei?

Assolutamente sì.
Estranei è un conguaglio di elementi che mi hanno facilmente conquistata: una trama profondamente onirica, quasi lynciana, che ci fa immergere nella psiche del tormentato protagonista, lasciandoci sempre in bilico fra sogno e realtà.
Insomma, una pellicola a tema queer diversa dal solito, che indaga più profondamente i drammi che facilmente ognuno di noi si porta dall’infanzia fino alla vita adulta, come cristallizzati nel tempo, e per sempre irrisolti.

Entrare

Andam non può lasciar entrare nessuno.
Il tentato approccio di Harry è probabilmente l’unico momento realmente reale dell’intera pellicola e, anche se sul momento sembra una situazione insignificante, in realtà è fondamentale nel definire la dinamica di entrata e uscita dei personaggi in scena.
Cosi, chiudendo la porta ad Harry, Adam ne apre un’altra, ma in realtà si chiude dentro se stresso, dentro il ricordo fin troppo felice dei genitori persi precocemente, ma che ancora il protagonista proietta nelle loro versioni giovani e aitanti, bloccate proprio in un ricordo d’infanzia perfettamente cristallizzato.

E altrettanto idealizzato è il rapporto immaginario con Harry, che lo guida alla riscoperta del proprio corpo e della propria sessualità, mentre il protagonista è ancora imprigionato in sentimenti irrisolti verso i propri genitori, con cui non ha avuto il tempo di chiarire la sua scoperta della sessualità – ma non solo.
E la risoluzione, con significati diversi, è proprio la chiave.
Ricordo

Adam sa di non dover essere lì.
Eppure, deve esserci.
Il suo senso di inadeguatezza è ben visibile nei vari momenti in cui vive proprio come se fosse ancora un bambino con il suo pigiamino che si infila terrorizzato nel letto dei suoi genitori di notte, che si rimmerge in dinamiche quotidiane ma sicure come mettere l’ultimo addobbi all’albero di Natale.

Allo stesso modo, lo stesso è visibile soprattutto nel confronto con la madre, che, in un misto di rabbia e preoccupazione, rigetta il coming out del figlio anche e soprattutto nell’idea di una supposta vita infelice e piena di preoccupazioni, per il quale è Adam stesso a doverla rincuorare sulla società più accogliente in cui è immerso.
Eppure, questo dialogo è parte di un confronto essenziale e, idealmente, risolutivo con le figure genitoriali.

Il senso di insicurezza se per la madre è nel presente, per il padre è nel passato, un passato in cui la figura genitoriale ammettere con rammarico di non essere stata presente e risolutiva come avrebbe dovuto – o voluto? – essere, lasciando il figlio in balia di un mondo ostile e opprimente.
In altri termini, Adam ricerca nel passato delle sicurezze che il presente non gli concede, e che si vanno definitivamente a frantumare davanti alla definitiva impossibilità di avere delle risposte concrete dei suoi genitori ormai scomparsi nel presente, e che appaiono come fantasmi in una casa ormai abbandonata.
Per questo, infine, la risoluzione si sposta al di fuori della casa.
Rinascita

Il passaggio all’esterno è fondamentale per la chiusura del film.
Il cambiamento comincia in seno alla sicura stanza da letto genitoriale, dove la madre prima comincia a chiedergli di raccontargli il dopo la sua morte, e a cercare in qualche modo certezze che il figlio non sia stato di fatto abbandonato nonostante la loro scomparsa, per poi farsi guida per il passaggio materiale all’esterno della casa.

Di fatto sono i suoi fantasmi a guidarlo verso la risoluzione del suo dramma, ovvero evadere un sogno da cui sembra impossibile fuggire, ma che di fatto si dissolve nel presente in cui Adam può solo mantenere vivo il ricordo dei suoi genitori, senza però poterci più parlare effettivamente, infine arrendendosi davanti a questa realtà.
Ma c’è ancora un fantasma da risolvere.

Costruendo un immaginario perfetto di relazione con Harry, Adam torna sicuro sui suoi passi per provare concretamente a cominciare la relazione, ma si ritrova invece davanti ad una persona ancora più fragile di lui stesso, che si è lasciato inghiottire, con grande angoscia e vergogna, dai suoi demoni.
Per questo, infine, i ruoli si scambiano.
Adam, che è rimasto per tutta la pellicola come intrappolato nel ruolo della vittima, del personaggio da consolare e bisognoso di curo, diventa invece autore di un abbraccio quasi astrale con cui continua a far vivere Harry nel presente e, forse, ne mantiene viva una memoria più felice e meno vergognosa, che lo porti, a suo tempo, ad accettare la sua scomparsa.