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Niente di nuovo sul fronte occidentale – Le due facce

Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, anche noto come All’ovest niente di nuovo, è la più nota trasposizione dell’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque.

A fronte di un budget di 1.3 milioni (circa 24 oggi), è stato un ottimo successo commerciale: 3.1 milioni in tutto il mondo (circa 56 milioni di dollari oggi).

Di cosa parla Niente di nuovo sul fronte occidentale?

Germania, 1916. Alle porte della Grande Guerra, un gruppo di giovani studenti è spronato a farsi avanti per il proprio paese. Ma la realtà del fronte è molto meno eroica di quanto promessa…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Niente di nuovo sul fronte occidentale?

Una scena di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, anche noto come All'ovest niente di nuovo

Assolutamente sì.

Anche se avete visto la versione del 2022, questa trasposizione è un’esperienza completamente diversa: in un’ottica a suo modo più ingenua, il film del 1930 riesce a tratteggiare una quotidianità che alterna il comico e il drammatico, con punte quasi grottesche.

Più che un film, uno spaccato di un nascente sentimento anti-bellico, che cercava di evadere la retorica nazionalista ed eroica della guerra, proprio quando questa si stava prepotentemente per ripresentare con il secondo grande conflitto del Novecento. 

Insomma, da non perdere. 

Sogno

Niente di nuovo sul fronte occidentale si apre un sogno.

Il paese è in festa per una nuova occasione di dimostrare il proprio valore e il proprio eroismo, con i cittadini semplicemente entusiasti per una tale prospettiva, mentre gradualmente la visione si sposta verso una classe apparentemente impegnata in una lezione di greco…

Una scena di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, anche noto come All'ovest niente di nuovo

…in realtà presto rivelata come anch’essa parte dell’entusiasmo generale, con il professore che induce nelle menti dei giovanissimi studenti un sogno del tutto fittizio, ma che riesce infine a convincerli ad arruolarsi, forti degli orizzonti di gloria promessi.

Ed è tanto più straziante vederli inseguire questo sogno impossibile quando affermano che in poco tempo saranno coperti di medaglie…

…quando in realtà il più grande regalo del fronte sarà un cambio di prospettiva.

Priorità

Una scena di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, anche noto come All'ovest niente di nuovo

Il fronte è un mondo a parte.

I giovani volontari entrano nel microcosmo della trincea forti di capisaldi di una quotidianità civile che non valgono più nulla in un panorama cui il primario obbiettivo di ogni individuo è la semplice sopravvivenza, che sia sul campo di battaglia o nel nutrimento quotidiano.

Infatti presto i giovani protagonisti dovranno fare i conti con una routine in cui la sazietà è messa al bando, in cui un pasto effettivo diventa quasi una concessione, una breve quanto preziosa pausa da un fronte in cui il combattimento non sembra mai cessare.

Una scena di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, anche noto come All'ovest niente di nuovo

E in questo contesto anche l’individuo è annullato.

Niente di nuovo sul fronte occidentale ci tiene particolarmente a mostrarci una guerra di uomini e non di paesi, in cui figure dall’appartenenza politica indistinguibile si scontrano crudelmente per la reciproca sopravvivenza.

E così un amico non è più un amico, ma un cadavere troppo pesante, troppo rischioso da portare in salvo, un paio di stivali nuovi non sono un semplice pezzo di abbigliamento, ma una piccola gioia temporanea da sottrarre al cadavere del malcapitato proprietario.

E, infatti, la prospettiva del fronte non è univoca.

Genuino

Una scena di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1930) di Lewis Milestone, anche noto come All'ovest niente di nuovo

A differenza della più recente trasposizione, la versione del 1930 non ha una precisa finalità.

Se infatti il film di Edward Berger voleva programmaticamente – e comprensibilmente – spogliare il mito della guerra eroica e svelarne invece gli orrori, questa prima versione cinematografica desiderava semplicemente tratteggiare un fronte di gioie e dolori.

Così accanto a momenti veramente strazianti della trincea, fra la sostanzialmente perdita di senno dei soldati che vivono per giorni sotto al fuoco incrociato e che cercano disperatamente di mantenere in vita il loro compagno, si alternano scene di più semplice quotidianità.

La pellicola anzi non si risparmia nell’utilizzare dei toni più tipici della commedia, per raccontare momenti di leggerezza, che, inseriti all’interno di un contesto così tragico, risultano in realtà destabilizzanti nel mostrare una quotidianità dettata dalla mera sopravvivenza…

…in cui l’individuo non può concedersi neanche per un momento di abbassare la guardia.