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Il dormiglione – La distopia comica

Il dormiglione (1973) è uno dei primi film di Woody Allen, il primo in cui cercò di portare un’opera più strutturata rispetto ai film precedenti.

Fu anche la pellicola che inaugurò il duraturo sodalizio artistico (e amoroso) fra il regista e Diane Keaton, che sarà protagonista di molti altri progetti, fra cui Io e Annie (1977) e Manhattan (1979).

Questo film fu anche la conferma positiva del riscontro di pubblico di Allen: a fronte di un budget di 2 milioni, incassò 18,3 milioni di dollari, proprio come il precedente Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (1972).

Di cosa parla Il dormiglione?

Miles Monroe si sveglia a 200 anni di distanza in un mondo totalmente cambiato, e vive la sua nuova vita fra i tentativi di ambientarsi in questa realtà alienante e la volontà di partecipare alla ribellione…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Il dormiglione?

Woody Allen in una scena di Il dormiglione (1973) di Woody Allen

In generale, sì.

Il dormiglione è un film dal sapore distopico, ma fondamentalmente è un prodotto umoristico, con pesanti influenze del cinema muto.

Anche se la trama si presterebbe, non ci si deve tanto aspettare un film di avventura o con tinte drammatiche, ma in tutto e per tutto un’avventura comica, per certi versi simile a Il dittatore dello stato libero delle Bananas (1971).

Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, è un film molto simpatico e piacevole, soprattutto se ci si aspetta un tipo di comicità tipica del primo Allen, che ben si adatta al contesto fantascientifico e futuristico.

Una comicità ancora limitata

Woody Allen in una scena di Il dormiglione (1973) di Woody Allen

Personalmente non apprezzo in toto la comicità della prima produzione di Woody Allen.

Mi intrattiene quando ha dei toni più surreali come in Prendi i soldi e scappa (1969), meno quando è più semplice e che mima appunto la comicità dei film muti, come il già citato in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere).

Queste piccole inserzioni ispirate proprio a quel genere di film le ho trovate leggermente ridondanti alla lunga, anche se non per questo non apprezzabili e sicuramente ben realizzate. D’altronde sono lo strumento principale con cui Allen cerca di sdrammatizzare i toni in questa pellicola, che potrebbe averne di molto più drammatici.

Devo però ammettere che ho riso di gusto sul finale quando Miles prova a sparare al naso del dittatore.

Un’esplosiva Diane Keaton

Diane Keaton in una scena di Il dormiglione (1973) di Woody Allen

Come detto, questo fu il primo film del sodalizio fra Allen e Keaton. Ed è incredibile vedere due attori che sono sulla stessa lunghezza d’onda: straordinariamente espressioni, sperimentali, senza freni.

Come mi ero abituata all’esplosività del regista come attore, Diane Keaton mi ha piacevolmente sorpreso.

Anche se forse era ancora un in parte attorialmente acerba (fino a quel momento la sua interpretazione più importante era nella saga de Il Padrino), riesce perfettamente a destreggiarsi nei vari aspetti del suo personaggio.

Insomma, un ottimo inizio.

Una fantascienza minimale

La fantascienza di questo film è ancora lontana da quella più creativa e piena di prodotti successivi, come in parte Star Wars (1977) e poi di cult come Alien (1979) e Blade runner (1982).

Al contrario troviamo un’estetica meno fantasiosa e meno alienante, che non vuole raccontare un mondo tanto diverso da quello presente dello spettatore, aggiungendo solo degli elementi paradossali con un preciso effetto comico.

In generale la pellicola si diverte ad esplorare questo nuovo mondo e le sue bizzarrie, prendendosi ampio tempo anche a discapito della trama.