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Basil L’investigatopo – L’atto centrale

Basil L’investigatopo (1986) di Burny Mattison, David Michener, Ron Clements e John Musker è il ventiseiesimo Classico Disney.

A fronte di un budget medio per il periodo – 14 milioni di dollari – è stato un buon successo commerciale: 38 milioni in tutto il mondo.

Di cosa parla Basil L’investigatopo?

Londra, 1897. Hiram Flaversham è un giocattolaio particolarmente abile, che per questo entra nel mirino di un personaggio non proprio raccomandabile…

Vi lascio il trailer per farvi un’idea:

Vale la pena di vedere Basil L’investigatopo?

Assolutamente sì.

Il ventiseiesimo Classico Disney è, arrivati a questo punto, uno dei migliori prodotti di questa fase: una narrazione puntuale e avvincente, che riesce a seguire strade già battute, ma adattandole ottimamente all’economia narrativa e al poco minutaggio a disposizione.

Nondimeno i personaggi principali – Basil e Ratigan – sono due figure incredibilmente memorabili: l’uno che prende le mosse da Sherlock Holmes in maniera irresistibilmente comica, e l’altro che riesce ad incarnare uno dei villain più iconici della Disney, anche per la violenza efferata che lo caratterizza in non pochi momenti.

Insomma, da riscoprire.

Medias res

Uno dei meriti più importanti di Basil L’investigatopo è la gestione del tempo.

Nella consapevolezza di godere un minutaggio limitato, la pellicola riesce ad incastrare una storia lineare all’interno di una narrazione già avviata: ci bastano così poche scene per introdurre Hiram Flaversham e la sua abilità artigiana, che diventano subito oggetto dell’interesse di un misterioso personaggio nell’ombra…

E, come tutte le scene di violenza della pellicola, il rapimento del giocattolaio è ottimamente orchestrato fuori scena, raccontato ora attraverso le ombre drammatiche proiettate sul muro, ora tramite i suoni che la disperata Olivia è costretta ad ascoltare all’interno della credenza.

Ma questa è solo la scintilla iniziale per portarci alla conoscenza di Topson e conseguentemente di Basil, introdotti con lo stesso simpatico espediente di Le avventure di Bianca e Bernie (1977) – le versioni più piccole dei corrispettivi umani che si vedono brevemente in scena.

E il primo approccio con Basil è particolarmente brillante.

Olivia e Topson entrano nella vita dell’investigatore quando questo è già invischiato nella faida con Ratigan, quando sta già cercando di incastrarlo seguendo una logica comprensibile solo a lui, che però si rivela infine fallimentare, rendendo ancora più importante il caso di Olivia.

Infatti questa presentazione di Basil fa gioco alla trama per riuscire ad essere credibile nella scelta subitanea del protagonista di prendersi sulle spalle il caso, non andando fra l’altro ad intaccare la sua figura di stravagante investigatore totalmente concentrato su se stesso e sulla sua bravura.

Ma Ratigan merita un discorso a parte.

Ombra

Il villain di Basil L’investigatopo è uno dei più riusciti di questa fase.

Anche in questo caso bastano pochi tocchi  per caratterizzarlo come personaggio estremamente vanesio ed egocentrico, che si è costruito una nutrita cerchia di sostenitori da cui desidera solamente il costante e cieco servilismo, mettendosi sempre al centro della scena – e della canzone – con la sua impotente presenza.

E la stessa è significativa anche per definire un altro lato del personaggio.

Ratigan non è un topo, ma bensì un ratto, quindi un animale decisamente più vile e deprecabile, natura che però cerca di sublimare sia nell’aspetto estremamente curato e pomposo, sia anche nell’agire, non sporcandosi fino all’ultimo mai veramente le zampe.

Infatti la sciocca mancanza di uno dei suoi scagnozzi nel chiamarlo ratto porta allo svelamento della sua arma segreta, un enorme gatto che emerge in scena con una presentazione degna di un kaiju, e che diventa lo strumento per il concretizzarsi ancora una volta di una violenza piuttosto efferata e fuori scena…

…che è prima di tutto mentale: come Ratigan potrebbe facilmente e direttamente punire da sé i suoi nemici – come si vedrà a fine film – preferisce invece distruggerli prima mentalmente – ora con la campanella, ora con le minacce velate a Flaversham – proprio nel suo volersi raccontare come villain efferato ma elegante nel suo agire. 

Tanto più che il suo piano non è così immediato…

Pista

La gestione del piano del villain è un ostacolo non facile da aggirare.

Spesso la stessa diventa o un mezzo per la maturazione dei personaggi – come in Taron e la pentola magica (1985) – o un semplice ostacolo e minaccia in divenire – in Gli Aristogatti (1970) quanto in Red e Toby (1981) – ma difficilmente, soprattutto all’interno di un film animato per un pubblico infantile, diventa centrale alla storia.

Per Basil l’investigatopo è tutto il contrario.

Il piano di Ratigan viene svelato progressivamente pezzo per pezzo e nei suoi inquietanti dettagli, intrecciandosi perfettamente con l’investigazione di Basil, in cui dà prova delle sue capacità di brillante investigatore, ma senza mai eccedere nel raccontarlo come protagonista imbattibile, anzi.

La tridimensionalità del personaggio e la stretta correlazione con il suo antagonista è data proprio dai suoi errori.

Per quanto Basil riesca a condurre abilmente l’indagine ed ad orchestrare furbi travestimenti e macchinazioni, finisce comunque nella trappola di Ratigan, che si misura con lui proprio con i medesimi strumenti mentali, riuscendo prima a sottrargli Olivia, e poi a renderlo parte del suo stesso piano.

E così si arriva ad un momento di passaggio classico, ma che non manca di qualche sorpresa.

Metamorfosi

Il frangente del fallimento è fondamentale nella narrazione dell’eroe

Infatti il protagonista non può immediatamente risultare vincitore, anzi più viene sconfitto in prima battuta, più diventa interessante la sua rinascita che lo porta allo scontro finale – per cui gli esempi in questo senso, da Hercules (1993) fino al Re Leone (1998), si sprecano.

E proprio questo succede a Basil, che viene intrappolato nel congegno mortale di Ratigan e si rinchiude in sé stesso, arrendendosi alla sua clamorosa sconfitta, venendo poi fatto rinsavire dai suoi aiutanti – Topson e in parte Olivia – riuscendo nuovamente ad utilizzare le sue capacità mentali per trovare una falla nella macchina del suo nemico.

Il successivo frangente è perfetta nella conclusione del climax narrativo del piano di Ratingan, che lo identifica ancora come antagonista mentale, e non fisico – non prende il potere per la forza, ma sostituisce la regina con l’inganno – mentre risulta più debole nella sua sconfitta da parte di Basil, fin troppo veloce e non adeguatamente costruita.

Ma non è finita qui.

La vera sconfitta di Ratigan avviene solo quando abbandona le vesti da antagonista macchinatore e crolla nel suo più importante incubo: non essere altro che un malefico e brutale ratto, che si rifà su Basil unicamente con la sua forza spropositata che finalmente porta in scena.

E così la spettacolare scena del Big Bang segna l’ultimo momento della pellicola e la definitiva sconfitta del villain, regalandoci un simpatico prologo che aprirebbe sulla carta la via a nuovi film, ma senza che, ad oggi, si siano mai concretizzati…