Dragon Trainer (2025) di Dean DeBlois è il remake dell’omonimo classico della Dreamworks del 2008.
Di cosa parla Dragon Trainer?
In un mondo immaginario dove i vichinghi combattono per la loro sopravvivenza con i draghi, Hiccup è un ragazzo così fuori posto…da cambiare il suo stesso ambiente sociale.
Vi lascio il trailer per farvi un’idea:
Vale la pena vedere Dragon Trainer?

Assolutamente sì.
Nell’attuale panorama disastroso dei live action, Dragon Trainer, nel suo piccolo, fa scuola con un prodotto che non è, per una volta, né un bait per creare discussione online, né un becero tentativo di riposizionarsi politicamente…
…ma semplicemente un’opera che vuole riportare in scena un prodotto che ormai è un classico, per ovvie finalità economiche, ma mostrando una particolare attenzione nel passaggio fra due linguaggi differenti, con una consapevolezza, purtroppo, attualmente molto rara da trovare in produzioni analoghe.

Consapevolezza

Cosa distingue il live action di Dragon Trainer dalle analoghe produzioni Disney?
In una parola, la consapevolezza.
Infatti, i remake degli ultimi anni hanno due ordini di problemi: da una parte, la mancanza di consapevolezza della storia e dei significati, anche piuttosto immediati, che racchiude al suo interno, peccando di pigrizia e superficialità nel riportarli in scena.

L’esempio più recente è Lilo & Stitch (2025), che riesce a sbagliare anche le cose più semplici proprio per la suddetta mancanza di consapevolezza: fra gli altri, escludere l’importante simbologia dell’introduzione di Lilo che trova – e non trova – il suo posto fra le ballerine – e, per estensione, nel mondo.
Al contrario, Dragon Trainer, forte anche di avere alla guida il creatore dell’opera originaria, dimostra di aver compreso i punti fondamentali della storia e di riuscire così a riportarli – e in parte anche a rinnovarli – in scena, senza mancare nessun passaggio fondamentale, soprattutto di fronte ad una necessità non trascurabile.
Ovvero, adattare la storia alla rinnovata agenda politica della major.

Su questo punto è sufficiente aprire una breve parentesi, in quanto la Dreamworks è semplicemente riuscita a scampare tutti i passi falsi della Disney, riuscendo a contestualizzare e, di conseguenza, a valorizzare la multiculturalità del nuovo cast con poche e semplici battute.
Per questo non mi ha per nulla disturbato l’eliminazione della dinamica comica iniziale in cui nessuno dei vichinghi voleva seguire Stoick nella sua missione suicida, ma anzi ho apprezzato che la scena sia diventata un momento di valorizzazione dell’unione fra diversi popoli di diverse provenienze per un nemico ed un obbiettivo comune.
Fra l’altro, un tema drammaticamente contemporaneo.
Ma non è l’unico pregio in termini di consapevolezza.
Mezzo

Una grave, anzi gravissima colpa dei live action Disney è spesso l’inconsapevolezza del mezzo.
Non di rado infatti questo tipo di produzioni nell’adattamento fra animazione e live action non riescono a maneggiare adeguatamente quest’ultimo, finendo o per portare in scena situazioni perfettamente funzionanti in 2D ma molto meno nelle riprese con attori reali – in questo senso gli esempi del live action del Re Leone (2019) si sprecano…
…oppure, semplicemente, scardinano l’impianto spesso favolistico dell’originale, per portare invece in scena un realismo fin troppo crudo e fuori luogo, che finisce per togliere significato all’opera tutta – in questo senso, Peter Pan & Wendy (2023) pullula di situazioni questo tipo, riuscendo persino a non comprendere i punti fondamentali dell’opera letteraria.

Invece, Dragon Trainer raccoglie queste inconsapevolezze e le fa sue in senso positivo – e in due direzioni.
La prima, è un buon equilibrio fra il reale e l’animato: le atmosfere mantengono i toni più idealizzati e semplicistici dell’originale, ma al contempo si arricchiscono di fondamentali tocchi di reale, senza mai sbilanciarsi né da una parte né dall’altra.
La seconda, riuscire ad adattare la scena ai nuovi termini del prodotto, anche facendo sagge scelte di omissione.
Dragon Trainer Live action

L’esempio più virtuoso in questo senso è la scena del pesce: tutta la dinamica del primo segno di pace fra Hiccup e Sdentato nell’originale aveva dei toni estremamente umoristici e propri del linguaggio animato, così che la scena venisse giustamente caricata di toni che altresì in live action sarebbero risultati estremamente posticci.
Per questo il film sceglie consapevolmente di eliminare il cambio di umore di Sdentato – con la posa tipica di un cane e le pupille si ingrandiscono per renderlo più amichevole e coccoloso – e carica invece di un realistico disgusto il cibarsi del protagonista del pesce rigurgitato del drago, con l’interessante particolare dei resti del cibo che rimangono sulla bocca di Hiccup.
Pochi tocchi di colore, ma che dimostrano quanto è stata salda la mano di Dean DeBlois nel gestire la sua storia anche nella nuova versione.
Eppure, Dragon Trainer si porta dietro un peso non indifferente.
Cambiamento

Uno dei pochissimi punti deboli dell’originale animato era il personaggio di Astrid.
La sua evoluzione è problematica per più motivi: parte come una sorta di villain secondario, definita costantemente come velenosa e aggressiva, caricandola anche di un bagaglio espressivo piuttosto impegnativo, per poi renderla, nel terzo atto, una pixie girl da manuale.
Infatti è abbastanza straniante il suo comportamento nei momenti finali della pellicola, in cui il problema non è tanto il cambio abbastanza repentino di umore nei confronti di Hiccup, ma quanto è evidente che il suo personaggio viva in funzione dello stesso, come ben racconta lo scambio che apre l’atto terzo:
– What are you going to do about it?
– Cosa pensi di fare
– Probably something stupid.
– Good, but you already done that.
– Probably something crazy.
– Probabilmente qualcosa di stupido.
– L’hai già fatto.
– Allora una pazzia.

E nel live action?
Evidentemente consapevole di queste debolezze, il regista ha in parte riscritto la figura di Astrid ammorbidendone i toni, sia per toglierle quella carica espressiva che sarebbe risultata quasi caricaturale all’interno di un live action, sia rendendo più credibile il cambiamento di atteggiamento nel corso dell’opera.
Il problema è che in questo modo Astrid risulta molto meno incisiva, nonostante i timidi tentativi di darle un background politico più consistente – la figlia di nessuno – limitato ad una scena e mai più ripreso, portandola ad essere particolarmente compiaciuta – con, forse, un velato sottofondo erotico? – nei confronti di Hiccup.

Troviamo così un personaggio poco definito, che vive nell’ombra della sua controparte animata, soprattutto nei momenti in cui dovrebbe ricalcarla pedissequamente – uno nello specifico: alla fine della prova a due, nell’originale Astrid esplodeva di rabbia per aver perso, e sputava praticamente in faccia a Hiccup la sua furia:
Late for what, exactly?
In ritardo per cosa, esattamente?
Dragon Trainer live action
Un frangente adatto solamente ad un personaggio che ha goduto fino a quel momento di un climax esplosivo, che la portava a rivolgersi al protagonista con il volto paonazzo e gli occhi iniettati di veleno, elemento inaccettabile per la versione live action, che, infatti, si limita a riportare la suddetta battuta con poca convinzione.

La medesima debole incisività si riscontra anche, in parte, in altri due personaggi che non hanno vissuto adeguatamente il passaggio: Gambedipesce e Testabruta.
Nello specifico il primo non riesce efficacemente a riportare la grande eccitazione intellettuale del personaggio – forse non aiutato da una regia particolarmente incisiva – mentre la seconda è, per ignoti motivi, non la gemella di Testaditufo, e risulta anche per questo molto più sbiadita nel confrontarsi con la massiccia presenza del fratello.

Ma si tratta di poche mosche bianche all’interno di un panorama di attori estremamente vincenti, in cui sicuramente esaltano Gerard Butler e Nick Frost, entrambi perfettamente in parte, oltre ad un ottimo Hiccup, che è la ripresa precisa della sua controparte…
…e, soprattutto, a sorpresa, Moccicoso, che, per quanto forse non abbia il physique du role, ha abbracciato perfettamente il suo personaggio, caricandolo anche di un suo arco evolutivo che fa da eco a quello del protagonista.
Insomma, qualche passo falso del tutto perdonabile all’interno di un prodotto che dovrebbe diventare il punto di riferimento per i live action di oggi.